Politica

Un computer al posto del giudice: la Cina «migliora» la sua giustizia

La cyber-toga non ha mai applicato la pena di morte

Manila Alfano

Isaac Asimov lo aveva sognato. In uno dei suoi romanzi parlava di «Multivac», il super computer capace di giudicare, punire e prevedere il crimine. I cinesi lo hanno fatto: il cyber-giudice è una realtà. Da un paio di mesi, nel tribunale di Zibo, nella provincia di Shandong, un computer molto sofisticato determina la pena da applicare al colpevole. È solo un esperimento, ma reati e condanne sono vere. Il pretore del tribunale di Zibo ha già chiuso 1.500 casi. L’obiettivo è doppio. Da una parte c’è la volontà di Pechino di combattere la corruzione dei magistrati, dall’altra, si cerca di colmare le lacune di giudici spesso mal informati sulle leggi in vigore. La Cina spera in questo modo di togliere all’arbitrio umano le pene inflitte. Come funziona? I giudici sottopongono alla macchina gli elementi del processo: la natura del crimine, il danno subito dalla vittima, le eventuali attenuanti o aggravanti. Poi propone una sanzione. Il computer però non si pronuncia sulla colpevolezza e il giudice umano resta comunque libero di seguire o meno il parere del suo assistente in silicio.
L’agenzia di stampa ufficiale cinese Xinhua ha raccontato un caso discusso in tribunale un paio di mesi fa. Il processo riguardava un incidente stradale in cui era morta una persona, la pena generica prevista dal codice penale cinese è di un anno di carcere. Il magistrato ha segnalato alla macchina che l’accusato ha il 90 per cento della colpa per cui la pena andrebbe aumentata di nove mesi. La difesa fa notare che il colpevole ha promesso una risarcimento economico ai parenti della vittima. Alla fine il computer ha elaborato una riduzione dal 15 al 25 per cento della pena. Il giudice ha condannato il colpevole a 13 mesi di carcere.
Il South China Morning Post afferma che l’elaboratore elettronico può trattare un centinaio di crimini differenti, dalla rapina, alla violenza carnale, fino all’attentato alla sicurezza dello Stato. Secondo il codice penale cinese, più del 50 per cento di questi casi sono punibili con la pena di morte. Il computer finora non l’ha mai applicata. Zhang Baosheng, un professore dell'università di diritto di Xinhua dice: «I computer senza emozioni né desideri non sono condizionati dai fattori esterni e non si lasciano influenzare dalle scelte che devono operare». Un particolare: nessuno finora si è appellato alle sentenze del computer.
La macchina, come nei sogni o negli incubi della fantascienza, entra così, anche se in forma di puro parere tecnico, nei territori della morale, quelli di solito cari a Dio o agli uomini. La Cina, certo, per molti è solo un altro mondo. Ma il computer con la toga ha fatto anche un piccolo passo in Occidente. E l’esperimento del cyber-giudice anglosassone. Al nuovo giudice (amministrativo) on line si possono infatti rivolgere tutti i cittadini che vantano debiti non onorati il cui ammontare non supera una somma di centomila sterline, pari circa a 61mila euro. Collegandosi al sito «Court Service» i creditori potranno chiedere il pagamento della somma dovuta e, se la legge lo prevede, avere poi un seguito effettivo in giudizio.
Un programma chiamato «Giudice elettronico» è stato installato anche sulle principali strade delle città brasiliane. Il programma è in grado rapidamente e metodicamente di aiutare un giudice a decidere, attraverso rapporti e testimonianze raccolte sul luogo dell’incidente. È in grado, per ora solo in teoria, anche di emettere una condanna e disporre per la carcerazione del colpevole. Il software è già stato testato da tre giudici nello stato di Espirito Santo e anche in questo caso, nessuno si è mai lamentato delle decisioni prese da una macchina. «Le sue decisioni sono pura logica.

E quindi perché no?», ha commentato un automobilista.

Commenti