Il Comune si sente danneggiato per la morte nel «suo» cantiere

Il Comune si sente danneggiato per la morte nel «suo» cantiere

Il Comune di Genova, nella sua qualità di proprietario dell’area, e la società Porto Antico, committente, tramite i loro legali hanno chiesto ieri mattina al giudice Vincenzo Papillo di potersi costituire parte civile nel processo per il crollo del costruendo Museo del Mare dell’8 novembre 2003, che causò la morte dell’operaio albanese Albert Kolgjesa e il ferimento di cinque compagni di lavoro. All’istanza si sono opposti con la massima fermezza, essendo i due enti privi di titolo nel processo penale, i difensori degli 8 imputati: Aldo Signorelli, collaudatore in corso d’opera, difeso dagli avvocati Luigi e Antonio Rubino, Andrea Pepe, progettista, incaricato dei lavori strutturali, difeso da Romano Raimondo, Vincenzo Papaluca, direttore dei cantieri, gli architetti Consuegra e Canas , Andrea Musso, presidente della «Vecchia Darsena» difeso da Andrea Vernazza, Paolo Rossi, presidente Galata e Massimo Lorenzini.

Nessuna opposizione alla costituzione delle altre parti civili: i genitori e sette fratelli della vittima, assistiti da Gallo, che hanno chiesto un risarcimento di un milione e 240 mila euro, con una provvisionale esecutiva di 500 mila euro, e tre degli operai feriti. L’udienza è stata rinviata al 10 gennaio.

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