La comunità italiana contro Lula «Ci ha deluso, ora Battisti paghi»

Nell’ufficio congelato dal refrigeratore, a un diciassettesimo piano di rua 7 de settembre, c’è un calabrese ipercinetico che sgobba a testa bassa fra telefonate, documenti, mailing list, fax. Il caso Battisti non gli dà tregua, e da presidente del Comitato per gli italiani all’estero di Rio de Janeiro, il signor stakanovista Franco Perrotta accetta volentieri di dirottare sul Giornale la rabbia di chi lo ha eletto e quella dei colleghi dei Comites sparsi in ogni angolo del Brasile: «Quel signore deve pagare – è l’esordio - non ci sono dubbi. Deve pagare per quello che ha fatto e lo deve fare in Italia. Personalmente però punto sempre a ottenere i risultati e la minaccia della ritorsione economica non mi convince fino in fondo. Sicuramente occorre protestare in ogni sede. Tutti gli italiani di qua rispettano il Brasile e le sue istituzioni, ma questa storia di Battisti fa male agli italiani e anche ai brasiliani. Provate a chiedere in giro...». Detto, fatto.
Raggiungiamo Adriano Bonaspetti, rappresentante degli italiani nella gigantesca comunità di Porto Alegre. Su Battisti si morde la lingua: «Meglio tacere su ciò che realmente penso. Siamo tutti delusi, noi italiani. Perché sta questione di questo terrorista che non vuol scontare la sua pena in Italia – attacca Bonaspetti - proprio non ci voleva. Non so come andrà a finire. So solo che i tanti italiani nello Stato di Porto Alegre, oriundi e no, sono frastornati dalla decisione presa da Lula. Bisognerebbe fare qualcosa, a livello politico. Tutti noi capiamo quanto siano importanti i rapporti fra i governi, gli affari reciproci, ma l’Italia deve muoversi in fretta anche in ambito europeo». Sulla stessa lunghezza d’onda si sintonizza Silvia Alciati, presidente del Comites a Belo Horizonte. Ci va giù duro la signora: «È una vicenda paradossale. Noi referenti dei vari Comites, nel nostro piccolo, ci siamo già dati da fare inviando una lettera ai deputati brasiliani per sensibilizzarli sulla vicenda Battisti, dove dicevamo della richiesta di giustizia che gli italiani, anche quelli in Brasile, vogliono vedere esaudita. Questa sensibilizzazione l’abbiamo allargata al cittadino brasiliano che nella sua stragrande maggioranza è convinto che Battisti deve essere rispedito a casa. Ai brasiliani comuni – continua la Alciati - abbiamo detto: guarda che da domani il tuo presidente ha deciso che un delinquente invece di stare in prigione se ne starà libero nel tuo paese, e così da domani altri colpevoli per fatti di sangue verranno qui sicuri dell’impunità. La verità che non trapela è che come noi i brasiliani sono convinti che la decisione di Lula sia sbagliata. L’ex presidente ha scelto l’ultimo giorno proprio perché così non poteva essere contraddetto. Cosa fare? La ritorsione economica la terrei come ultimo colpo da sparare, perché rischieremmo danni anche sul fronte dello scambio commerciale. Occorre lavorare più di diplomazia dando massima pubblicità alla lotta del governo per riportare Battisti in Italia».
Da Recife, Stato del Pernabuco, irrompe Salvatore Scalia, presidente del Comites locale. «È stata una decisione ideologica di Lula, la maggioranza dei nostri connazionali ed anche dei brasiliani la pensa così. Tanto che alcuni di loro, a cominciare da un deputato brasiliano d’origine italiana, iniziano a protestare platealmente. Penso, però, che questa copertura di Battisti non andrà avanti perché il Supremo tribunale non se la sentirà di avallare, agli occhi del mondo, questa iniziativa politica di Lula. Non è una frase fatta, ma gli italiani del Pernabuco sono molto dispiaciuti». E ancora. Gianluca Cantoni del Comites di Curitiba, punto di riferimento per gli stati del Paranà e di Santa Caterina (un territorio uguale a quello dell’Italia) è il più arrabbiato di tutti. Fa presente d’essersi fatto promotore di un documento, a fine anno, dove si dice sconcertato e sorpreso per quanto accaduto con Battisti. «Per questo motivo ho proposto di boicottare due eventi importanti programmati per il 2011 – afferma - ecco cosa ho scritto, allora... Come rappresentante eletto della Comunità e italiano nato residente in questo meraviglioso Paese, non sono assolutamente d’accordo con la decisione del presidente Lula (...). Suggerirei a questo punto di chiedere il cancellamento dell’evento a livello nazionale chiamato “Momento Italia-Brasil 2011/2012” e quello locale “Mia Cara Curitiba”. Non so se questo tipo di protesta può portare a risultati concreti però so per certo che bisogna lottare con ogni mezzo perché Battisti sconti in Italia la sua condanna».

Secondo la rivista Comunità Italiana che da Rio prende di petto il caso Battisti da più punti di vista, un banale sondaggio fai-da-te sull’estradizione del terrorista divulgato sempre nel Paranà da tal Walter Petruzziello, in meno di una settimana avrebbe raccolto migliaia di firme pro-estradizione. Lula o non Lula, vorrà pur dire qualcosa.
GMC

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