Confindustria: "Stanno partorendo un topolino"

La reazione di viale dell'Astronomia. Il presidente degli industriali Montezemolo deluso dalle prime indiscrezioni. Il suo braccio destro Bombassei accusa: "Mancano ancora indicazioni certe su lavoro e competitività"

Roma - «Il giudizio è sospeso perché mancano i numeri. La sensazione è che l’elefante stia per partorire un topolino». Il vicepresidente di Confindustria, Alberto Bombassei, non ha usato giri di parole al tavolo sulle pensioni di Palazzo Chigi.

E Viale dell’Astronomia non ha mancato di mettere in evidenza che su temi importanti come la riforma della previdenza e il mercato del lavoro ci sia stata «poca concertazione». Il sottosegretario Enrico Letta non l’ha presa bene ricordando che il governo ha sempre cercato di ascoltare le parti sociali.

Ma se dopo il nulla di fatto di ieri mattina sono stati richiamati a Palazzo Chigi solo i tre segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil per cercare di trovare la quadra, l’ubbia di Bombassei è più che giustificata. Confindustria è «delusa», ha sottolineato, «per l’assenza di un’indicazione esplicita di spesa sul mercato del lavoro e sulla competitività». Le risorse necessarie, secondo l’associazione degli imprenditori, ammontano a 450 milioni. «Questa cifra non va a favore delle imprese ma della competitività e dei lavoratori», ha aggiunto.

«Spero che sia semplicemente una dimenticanza», ha chiosato il responsabile delle relazioni industriali di Viale dell’Astronomia. La volontà di continuare il dialogo e di mantenere il filo del discorso c’è tutta. Ma è chiaro che il patto per la competitività ipotizzato dal presidente Luca Cordero di Montezemolo nello scorso settembre è destinato a rimanere una proposta inascoltata sebbene rilanciata più e più volte, l’ultima delle quali all’assemblea confindustriale dello scorso 24 maggio.

Dopo aver incassato l’aumento delle pensioni minime e la revisione del cosiddetto «scalone», accetteranno i sindacati di trattare su flessibilità dell’orario di lavoro e di agganciamento delle retribuzioni alla produttività, soprattutto nella contrattazione di secondo livello? E il governo darà udienza sulla detassazione degli straordinari? È legittimo attendersi una risposta negativa, soprattutto se

l’extra-gettito verrà impiegato altrimenti. Il silenzio dell’esecutivo sulla questione è molto più eloquente delle indiscrezioni, secondo le quali parte del «tesoretto» sarebbe destinato anche alla partita-competitività.

La linea attendista di Confindustria è sintetizzata dalle parole di Montezemolo. «L’accordo ancora non lo conosco. Preferisco parlare di cose certe», aveva detto ieri mattina ribadendo che «l’importante è che si metta al centro la crescita perché è fondamentale per tutti». La sottolineatura di Bombassei e l’understatement del presidente sono indicative della propensione a non creare fratture. Ben sapendo che ancora una volta Confindustria gioca fuori casa. O, come direbbe Montezemolo, «c’è poco tifo per le imprese».
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