Consulenze d’oro: condannato un altro uomo di Penati

Sentenza della Corte dei Conti. Dopo il portavoce tocca al direttore centrale dei trasporti della sua Provincia: dovrà risarcire 85mila euro

Scrivono i giudici contabili che quando Palazzo Isimbardi, tre anni fa, affidò alla società «Light srl» una serie di consulenze esterne, c’era «in Provincia una struttura complessa (il Settore Comunicazione), istituzionalmente deputata allo svolgimento di tutte le attività di informazione e comunicazione istituzionale». Insomma, non c’era bisogno di spendere denaro pubblico per un lavoro che si poteva fare in casa. Per questo, la Corte dei Conti ha condannato Luciano Minotti per danno erariale al risarcimento di 85mila euro. Minotti, chi è costui? Professione architetto, è stato Direttore centrale Trasporti e viabilità di Palazzo Isimbardi, quando sulla poltrona di via Vivaio sedeva Filippo Penati. Il candidato per il centrosinistra alle prossime elezioni regionali.
La squadra dell’uomo del Pd, dunque, ci ricasca. Lo scorso anno, infatti, era toccato a Franco Maggi. Il portavoce di Penati era stato condannato dalla Corte per l’incarico conferito a Barbara Volpi Vitti, che nel 2004 lavorò «supporto specialistico alle strutture operative e amministrative per la promozione e lo sviluppo dell’immagine dell’Ente locale». Incarico «illegittimo».

L’indagine, condotta dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza, aveva portato alla luce «una consistente serie di determinazioni dirigenziali della Provincia - si legge nella sentenza -, relative al conferimento d’incarichi e consulenze di variegata natura». E Minotti sarebbe stato l’artefice di queste «consulenze d’oro», «reiterate - sottolinea la Corte - per ben tre anni». Perché la legge ammette incarichi esterni all’Ente, ma solo nel caso in cui questi «fossero risultati necessari per il soddisfacimento di esigenze non fronteggiabili con personale in servizio». A Palazzo Isimbardi, per secondo i giudici, il personale c’era. Così, concludono i giudici, «l’attribuzione alla società incaricata di funzioni che potevano essere assolte dalla struttura amministrativa dell’Ente implica, ad avviso del Collegio, una spesa inutile effettuata per retribuire l’affidamento all’esterno di attività che potevano essere svolte con le risorse interne dell’Ente e, pertanto, essa rappresenta l’intero danno subìto dall’Ente». Con un’«aggravante». Perché «la determinazione del grado della colpa deve essere compiuta tenendo soprattutto conto della qualità del soggetto agente». E Minotti era un professionista quotato.

«È fuori discussione - concludono i magistrati contabili - che a funzionari di elevata professionalità e con attribuzioni di direzione sia richiesto un particolare grado di diligenza nella trattazione degli affari sottoposti alla loro valutazione». 

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