Conti pubblici, il buco non esiste l’Unione eredita un bilancio sano

Il fabbisogno cala di 6 miliardi rispetto al 2005. Funzionano le misure della Finanziaria sulle spese. E migliora la produzione industriale

da Roma

I conti pubblici sono nel caos, accusa da molti mesi la sinistra. Si fa largo l’idea di una manovra correttiva del disavanzo, si parla di «buco». Ma i dati rappresentano una realtà diversa: il fabbisogno di cassa nei primi quattro mesi dell’anno non peggiora rispetto allo stesso periodo del 2005, anzi migliora. E non di poco. Il «rosso» nel periodo gennaio-aprile è infatti sceso a 34,3 miliardi di euro rispetto ai 40,5 miliardi fatto segnare nel primo quadrimestre del 2005. In particolare, il mese di aprile ha fatto segnare un miglioramento di circa 6 miliardi rispetto allo stesso mese dell’anno scorso: il fabbisogno di cassa è infatti sceso da circa 14 miliardi a 8 miliardi di euro. Contemporaneamente, cresce la produzione industriale: in aprile, dice la Confindustria, ha segnato un +1,9% rispetto a marzo (+4,2% su anno).
Il fabbisogno è un dato grezzo, rappresenta infatti la differenza contabile fra entrate e uscite del settore statale mese per mese. È tuttavia un indicatore importante delle tendenze in atto. E la tendenza del 2006 appare chiara: i conti migliorano. Le entrate fiscali stanno andando piuttosto bene, conferma il ministero dell’Economia, e sono venute meno anche anche alcune operazioni di indebitamento per l’alta velocità ferroviaria (1,8 miliardi di euro).
Ma a frenare la dinamica della spesa sono state le misure automatiche inserite nella legge finanziaria 2006: norme che riducono i pagamenti sia da parte dell’amministrazione centrale che da parte degli enti decentrati, le Regioni in particolare (non è consentito di superare ogni mese un dodicesimo della spesa indicata nel bilancio di previsione).
Di questi automatismi aveva parlato, nelle scorse settimane a Washington, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, rassicurando il direttore generale del Fondo monetario internazionale Rodrigo de Rato sull’andamento della finanza pubblica italiana. Tremonti aveva definito «assolutamente ragionevole» il raggiungimento a fine 2006 di un rapporto deficit-pil del 3,8%, «anche perché entreranno in funzione - aveva spiegato - i meccanismi correttivi previsti dalla finanziaria». Secondo gli accordi presi con l’Unione europea, l’Italia si impegna a rientrare dall’extra-deficit in due anni, scendendo dal 4,1% di fine 2005 al 3,8% a fine 2006 e sotto il 3% a fine 2007.
Contemporaneamente, le migliorate prospettive dell’economia reale potrebbero ancora facilitare il raggiungimento dell’obiettivo (se il pil cresce oltre il previsto, raggiungere la stima di disavanzo è, naturalmente, più agevole). La Confindustria, nell’indagine «rapida» di aprile, segnala un incremento mensile dell’1,9% nella produzione industriale. Su base annua, l’aumento è pari al 4,2%. Bankitalia stima una crescita dello 0,3-0,4% nel primo trimestre rispetto agli ultimi tre mesi del 2005.

La Commissione di Bruxelles renderà note lunedì prossimo, 8 maggio, le previsioni di primavera su conti pubblici e crescita economica di tutti i venticinque soci del Club Europa. È probabile che molte stime di crescita siano riviste al rialzo rispetto a quelle autunnali. La minaccia di una manovra correttiva dei conti pubblici in corso d’anno comincia così a dissolversi.

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