Continuano le proteste contro gli sgomberi: Emil è morto per nulla

IPOCRITI Il vicesindaco: «Sono loro i primi a non occuparsi dei bambini nei campi. Inaffidabili»

Fanno sapere dall’Opera Nomadi che quello di stamattina in via Cavriana sarà un sit-in pacifico, per «impedire l’ennesimo inutile sgombero di un campo rom». Il tutto - promettono - «assicurando il rispetto dei diritti fondamentali delle persone». Ci risiamo. Con le proteste, le manifestazioni, i raduni contro la politica che l’amministrazione sta portando avanti per arrivare gradualmente alla chiusura dei campi nomadi che sono soltanto ghetti, culle di malaffare e criminalità. Primi nemici dell’integrazione e della legalità. Ci risiamo, come se non a nulla fosse servita la morte di Emil, 13 anni, carbonizzato venerdì scorso all’interno della sua baracca nell’accampamento di via Novara. Né la violenza di un marito che ha ucciso una donna romena, scaraventandola in una scarpata dopo averla massacrata di botte. E nemmeno la spedizione punitiva di un gruppo di rom che l’altra notte hanno lanciato tre molotov contro un campo rivale. Ci risiamo con l’Opera Nomadi che si erge a paladina della difesa dei diritti della comunità rom e sinti e che però solleva ogni scudi ogni volta che il Comune prova ad allontanare i nomadi dai loro accampamenti abusivi, cercando di offrire loro una soluzione alternativa.
«I rom coinvolti nello sgombero - scrive il vicepresidente dell’Opera Nomadi, Maurizio Pagani - sono sempre gli stessi, quelli allontanati da via Rubattino e accolti dalle maestre della Scuola di via Feltre e quelli dei tanti piccoli insediamenti su cui si abbatte ostinatamente la persecuzione di un’amministrazione priva di qualsiasi idea credibile di governo dei problemi sociali della città».
«Loro non sono a favore dei nomadi - ribatte il vicesindaco De Corato -. Se lo fossero, dovrebbero tutelare i bambini. Sarei stato curioso di sapere cosa faceva il piccolo Emil. E poi, come li tutelano? Parlano tanto di quelli che vanno a scuola, ma sono soltanto una minoranza gestita dai servizi sociali del Comune e dalle associazioni cattoliche». Perché questa associazione non si preoccupa che la maggior parte dei piccoli rom nati e cresciuti nel campo vanno a rubare, vengono messi sulla strada per prostituirsi, oppure venduti. «E che non mi vengano a dire quanto costano gli sgomberi - continua De Corato -. Di certo non devo dar conto a loro. Il costo degli interventi sono in proporzione alla vivibilità del quartiere. Facciano un referendum fra i cittadini che li hanno sottocasa».
E dopo, gli articoli pubblicati sulle sovvenzioni pubbliche che l’Opera Nomadi riceveva fino a qualche anno fa, il vicesindaco aggiunge: «Abbiamo dovuto disdire il contratto perché erano totalmente inaffidabili sui controlli. Non facevano nulla, erano solo i difensori d’ufficio di tutti i nomadi. Sia dei pochi che lavoravano, sia dei molti delinquenti. All’Opera Nomadi, noi non diamo più nemmeno un euro». Si aggiunge anche la Lega che - sebbene le convenzioni con l’Opera Nomadi siano terminate già da quattro anni - chiede alla Moratti di «tagliare immediatamente ogni sostegno pubblico dato alle associazioni inutili per dirottarlo sulle politiche per la sicurezza».

Scusi vicesindaco, una curiosità: ma non era stata la cooperativa sociale di rom, Romano Drom a dipingerle l’ufficio? «Il mio? Non mi risulta. Ne ho più d’uno, in via Silvio Pellico, a Palazzo Marino e un altro in piazza Beccaria. Ma poi, cosa vuole che mi importi?».

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