Contrario Non si tocchi lo stipendio delle stelle

Troppo facile, troppo facile dirla così: salary cap e il problema è risolto. Allora cominciamo a fare sul serio: salary cap per amministratori, allenatori e struttura societaria, niente più mance (eufemismo) ai procuratori, vietato ingrassare i procuratori degli allenatori (chissà l’anno scorso come ha festeggiato quello di Mourinho), vietato permettere esuberanti rinnovi di contratto a stelle cadenti, per ragioni di piazza o di scaramanzia. Senza dimenticare strane voci di bilancio. Fatto questo, vedrete quanti milioni risparmiati.
Il calcio capisce il termine risparmio solo nell’ottica del taglio degli stipendi. Ma di chi è la colpa se il marketing in altri Paesi funziona e qui no? Se le tasse penalizzano fortemente? Perché mai le rose sono sovrabbondanti di calciatori inutili e pagati da stelle di prima grandezza? Quale giocatore si è presentato con la pistola per firmare il contratto? Magari avrà aggiunto il numero di conto del procuratore, questo sì.
Vero, i giocatori sono pagati troppo. Quelli scarsi, però. Non si possono pesare allo stesso modo star e comprimari. I campioni sono vita e linfa, attirano le tv con i loro danari, ti portano allo stadio, regalano spettacolo. Non c’è nulla di male nel riempire le tasche di Kakà e Messi oggi, di Maradona e di Ronaldo allora, del Ronaldinho di qualche anno fa e di Ibrahimovic.

Non c’è mondo, dal cinema ai giornali, che non paghi profumatamente le sue stelle. Tocca a loro soddisfare il palato. Gli altri fanno squadra, ma non fanno vincere da soli. Economia? D’accordo, ma non sui campioni. Che in Italia sono già pochi.

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