da Roma
Ultimo passaggio negli organismi sindacali per la riforma dei contratti, che ora può entrare nel vivo. I direttivi unitari di Cgil, Cisl e Uil hanno approvato il documento sul nuovo modello di relazioni industriali che aveva già avuto il via libera dalle segreterie. Ora partiranno le consultazioni nei luoghi di lavoro, poi il confronto con Confindustria.
Il governo, ufficialmente solo spettatore, avrà un ruolo determinante nel mettere in campo incentivi alla contrattazione di secondo livello. Con un indirizzo preciso, riassunto ieri dal ministro al Welfare, Maurizio Sacconi: «Il contratto nazionale è troppo pesante, serve che sia molto più leggero». Soluzione destinata a favorire soprattutto il Mezzogiorno e le aree meno competitive, visto che «i contratti aziendali e territoriali dovrebbero riflettere le diverse condizioni nel Paese».
Il documento dei sindacati prevede la riduzione del numero dei contratti, lallungamento della validità a tre anni, meccanismi autogestiti di regolamentazione della rappresentanza e il rafforzamento del secondo livello. Sul come attuare questo ultimo punto, però, le posizioni sono ancora distanti. A sottolinearlo è stato il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani: «Il confronto non si presenta facile. Penso anche alle dichiarazioni preventive di Confindustria relativamente alla negazione del secondo livello territoriale». Gli industriali pensano che il livello aziendale sia quello più adatto a misurare la produttività e, quindi, a legarla agli aumenti salariali.
Il confronto tra le parti sociali sui contratti è legato a quello tra sindacati e governo sulle politiche a favore dei redditi, allo studio. Quando lesecutivo avrà incassato la fiducia non è escluso un primo incontro. Anche su questo fronte il più pessimista è Epifani, sicuro che il governo abbia iniziato male. Più ottimisti i leader di Cisl e Uil, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.