MilanoMilan-Barcellona vale un tesoro e molto altro ancora. Vale, per esempio, 34 trofei internazionali da mettere in vetrina insieme con il pienone di San Siro e la suggestione di un appuntamento a cui non si può mancare. Milan-Barcellona vale il primato nel girone, una sorta di pennacchio in attesa del sorteggio per gli ottavi, già garantiti dall’attuale classifica ma forse è l’aspetto meno intrigante. «Offre l’unico vantaggio di giocare la prima sfida fuori casa negli ottavi» l’osservazione disincatata di Clarence Seedorf, uno che di Champions s’intende avendone collezionate quattro con 3 club diversi e avendo da qualche mese sentito una voce, «sento che mi chiama» la sua frase simbolo.
Milan-Barcellona vale allora come trampolino di lancio per i berlusconiani che puntano a migliorare il fatturato continentale visto che dal 2007 i campioni con 7 coppe Campioni in bacheca non riescono ad andare oltre gli ottavi di finale, il minimo sindacale per la storia rossonera. «Grazie al 2 a 2 dell’andata, prendemmo lo slancio. Vincere questa volta servirebbe a far crescere sicurezza e autostima del gruppo» la chiave di lettura dello stesso Seedorf, interprete fedelissimo dell’orgoglio milanista. Tanto da segnalare, sul tema più dibattuto, e cioè la lezione di calcio subita all’andata dal Barça (dixit Silvio Berlusconi), il suo punto di vista, largamente condiviso dalla platea dei critici. «Anche difendersi è un’arte. E se contro la squadra più forte al mondo che vince 4-5 a 0 in Spagna e costruisce 10 occasioni da gol, il Milan riesce a fare 2 a 2, vuol dire che ha dei meriti» l’analisi dell’olandese con un ginocchio ballerino. Gli fa eco, sull’argomento, anche Allegri con un avviso ai suoi naviganti: «Dovremo giocare bene in difesa, non avere timore riverenziale e quando il Barça avrà il possesso della palla, dovremo avere la pazienza di subirlo, non è una vergogna».
Milan-Barcellona vale l’inevitabile sfida a distanza tra Ibrahimovic e Messi. Una squisitamente tecnica perché l’argentino non ha mai fatto gol alle squadre italiane e di solito è capace di colmare i suoi ritardi statistici, l’altra invece è solo personale per via degli accenti polemici contenuti nel libro di Ibrahimovic. Thiago Silva che non è proprio l’ultimo della fila ha presentato il duello col fuoriclasse argentino con una espressione pittoresca: «Per fermare Lionel bisogna pregare». Con un’altra battuta, Allegri ha provato a stemperare il clima da duello rusticano preparato dai giornali catalani per il rendez vous tra Ibra e Guardiola. «Ho trovato Zlatan tranquillo. E comunque se il mal di pancia gli è passato col Malox, questa volta gli daremo del Valium» la chiosa del livornese. Che ha avuto in Seedorf un partner molto efficace nella comunicazione. «Io spero che Ibra e Pep si stringano la mano davanti al pubblico, con tutti i problemi che ci sono al mondo questo non è di sicuro un problema» la lezione di diplomazia firmata da uno che a Milanello, non a caso, hanno ribattezzato “Obama”.
Milan-Barcellona vale allora molto più per il Milan che per i campioni d’Europa in carica ma serve a realizzare uno spot per il calcio “spagnoleggiante” che ha monopolizzato i risultati oltre che i gusti del grande pubblico.
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