Affermare che Giulio Tremonti stia combattendo l’evasione fiscale più di quanto abbia fatto il duo Visco-Padoa Schioppa, a taluni può sembrare un’affermazione controintuitiva. Ma è la realtà dei numeri che il Giornale è in grado di rivelare. Il governo Prodi e il suo delegato fiscale hanno sempre fatto della battaglia tributaria il loro fiore all’occhiello. L’attenzione, anche mediatica, alla lotta all’evasione e la fama di giustiziere delle partite Iva e dei commercianti evasori, ha creato intorno a Visco un’aspettativa che a conti fatti è andata delusa. Alle dichiarazioni di intenti non sono seguite le realizzazioni pratiche.
Bisogna fare due premesse. La prima riguarda l’evasione fiscale in Italia. Un po’ come per i professionisti dell’antimafia, guai a mettere in discussione i suoi alfieri: criticare l’operato di Visco, non vuol dire criticare la sacrosanta rincorsa del gettito perduto, quanto piuttosto i metodi adottati per farlo. Seconda premessa. Le leggi fiscali e il governo dell’amministrazione finanziaria si sono stratificati negli anni: gli effetti delle scelte del passato non si cancellano con un tratto di penna e hanno conseguenze nel presente. Dunque meriti e demeriti non sono mai così nettamente attribuibili.
Arriviamo ai numeri. Nel 2008 l’amministrazione finanziaria ha fatto accertamenti (ha messo in discussione le dichiarazioni fiscali dei singoli riguardo a Iva, Irap e Irpef, per banalizzare) record, con un balzo quasi del 30 per cento sull’anno precedente. Così come le casse del Tesoro sono riuscite a introitare imposte e sanzioni per 6,9 miliardi di euro, l’8 per cento in più rispetto al 2007. Questi sono i dati annuali. Ma il Giornale è in grado di fornire uno spaccato mensile così da depurare il dato dai primi sei mesi di governo Prodi e isolare solo la metà di anno del governo Berlusconi.
Nei secondi sei mesi del 2008, con Tremonti pienamente operativo, il numero di accertamenti è salito a 420mila controlli per una maggiore imposta accertata di 16 miliardi di euro. Nei primi sei mesi del 2008, Prodi e Visco imperanti, il numero di accertamenti è stato molto inferiore e pari a 220mila e l’imposta potenzialmente evasa di 4 miliardi. Insomma, è difficile contestare al governo in carica un rallentamento nella ricerca di quattrini occultati al Fisco: gli indicatori dicono semmai che c’è stata un’accelerazione.
Si potrebbe obiettare (e sarebbe corretto) che nella seconda parte dell’anno, l’amministrazione finanziaria per tradizione accerta con maggiore foga. È vero. Facciamo allora un passettino indietro e confrontiamo quanto fatto nel secondo semestre del 2008 rispetto al secondo semestre del 2007. Anche con questo paragone si capisce in modo inequivocabile come sia una balla il fatto che Tremonti-Berlusconi siano compiacenti nei confronti degli evasori. Nel secondo semestre del 2008 il numero degli accertamenti è stato di circa il 70 per cento superiore rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente. Così come la maggiore imposta accertata è stata del 50 per cento più alta che nel secondo semestre del 2007.
Non c’è confronto che tenga. L’Agenzia delle entrate ha messo la quinta o se preferite la sesta marcia: e sta viaggiando a 200 all’ora. Continua a scovare evasori e lo fa a un ritmo superiore a quello del 2007 e financo a quello del primo semestre del 2008 in cui il passo di Visco si riteneva fulminante. L’impressione di lotta senza quartiere che l’amministrazione di Visco dava, nasceva essenzialmente dalla trombetta giustizialista che caratterizzava le Finanze: «I gioiellieri con un reddito di mille euro» o «la chiusura dei bar che non danno lo scontrino». Un clima di terrore fiscale che, nonostante la ripresa economica degli anni prodiani, ha portato, come si è visto, pochi risultati. L’Agenzia delle entrate ha completamente cambiato rotta: lotta ai grandi evasori, alle imprese medio-grandi. E per quanto riguarda piccole imprese e l’universo delle persone fisiche, si è privilegiato l’utilizzo di strumenti che mettano in evidenza la differenza tra il proprio tenore di vita e i redditi dichiarati. La capacità di spesa è diventata il segnale di allarme dell’amministrazione finanziaria.
È sempre scorretto attribuire al singolo ministro un presunto e solitario successo nella lotta all’evasione. Ma ciò vale ancor di più per il gabinetto Visco che ha avuto il poco invidiabile merito di spaventare i contribuenti senza portare a casa risultati ragguardevoli.
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