La conversione di Vendola: «Sì all’alta velocità in Puglia»

Il governatore no global: «Essenziale sviluppare la Tav tra Napoli e Bari». Due mesi fa aveva detto: «Un esempio le battaglie della Val di Susa»

da Bari
Un’inversione di rotta condotta rigorosamente ad alta velocità. Giusto il tempo per oscurare giorni e mesi scanditi da proclami di ispirazione no-global e per proporre invece un programma nel segno dell’innovazione tecnologica. Tav compresa. Il protagonista di questo cambiamento radicale è il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola. Il quale in un’intervista al settimanale News dichiara che bisogna «smetterla di demonizzare Berlusconi», dice chiaro e tondo che della globalizzazione non c’è da aver paura e invoca nuove frontiere per il commercio.
E così dalle Alpi alla Puglia il passo è breve. Tanto che il governatore di Rifondazione comunista mette ai primi posti della sua strategia per lo sviluppo la rete ferroviaria ad alta velocità, quella che nelle sue speranze dovrebbe collegare due capitali del Mezzogiorno come Napoli e Bari, la stessa rete che fa storcere il naso al suo partito e agli alleati. Insomma, gli slanci no global sono lontani. Eppure proprio quelle posizioni sono sempre state care al governatore durante la campagna elettorale delle regionali e ancora prima in occasioni delle primarie. Ma a distanza di un anno da quella doppia vittoria elettorale, il governatore di Puglia cambia slogan, modera toni e rinnova i programmi.
A cominciare dalla Tav, sdoganata senza mezzi termini anche se proprio lui, in un intervento dello scorso febbraio alla convention sul nuovo piano energetico regionale, aveva dichiarato: «Se dovremo un giorno decidere che dalle nostre parti passi l’alta velocità, bene, impareremo dalle popolazioni della Val di Susa e non da chi ha imposto il passaggio di tunnel e treni».
Adesso evidentemente le cose sono cambiate. Così come del resto sono in continua evoluzione le posizioni del centrosinistra sull’energia, settore che da tempo agita le acque della politica pugliese. A questo proposito la linea della Regione è un ventaglio di ipotesi ancora in fase di (accese) discussioni: di certo c’è l’auspicio a una riduzione della produzione del carbone a vantaggio del metano, ma è altrettanto certo, almeno per il momento, il fermo niet vendoliano al rigassificatore di Brindisi, un progetto che ha diviso e continua a dividere l’Unione.

E come se non bastasse, sempre a proposito di energia, è ancora aperta la questione delle pale eoliche: ebbene, recentemente la Puglia ha nuovamente invertito la rotta e si è aperta a questa fonte di energia prendendo in esame l’installazione nel golfo di Manfredonia di 66 nuove pale, impianti a lungo osteggiati dalle associazioni ambientaliste che però in questo caso hanno più o meno dato il loro assenso. Il motivo: «Meglio in acqua che sulle colline».

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