Le Coop: «Quelle telefonate ci imbarazzano»

Gian Maria De Francesco

da Roma

La divulgazione delle intercettazioni telefoniche tra il segretario dei Ds, Piero Fassino, e l’ormai ex presidente di Unipol, Giovanni Consorte, ha creato imbarazzo anche nel mondo delle Coop. «Direi di sì, da un certo punto di vista», ha sottolineato il presidente della Lega delle cooperative, Giuliano Poletti. Il coinvolgimento conclamato dei vertici dei Ds in un’operazione finanziaria effettuata attraverso i mezzi delle Coop rosse rischia di rendere ancora più complicato il cammino di un’Opa bloccata ormai da sei mesi nella quale sono stati impiegati i capitali del movimento cooperativo.
In seguito Poletti ha corretto un po’ il tiro delle sue dichiarazioni spiegando che in questa vicenda «sono arrivate un po’ troppe parole anche da pulpiti che non credo abbiano i titoli per poter predicare». Una stoccata rivolta pure a quegli eccessi di zelo moralistico mostrati da alcune componenti del centrosinistra. «Le intercettazioni - precisa al Giornale il presidente della Legacoop - sono uno strumento che dovrebbe essere utilizzato con maggiore prudenza. Anche io ne sono stato protagonista (una telefonata con Consorte nella quale avrebbe accennato a una disponibilità di Veltroni a «dare rassicurazioni»; ndr), ma è stato pubblicato l’opposto di quello che avevo affermato».
E al termine della riunione fiume delle Coop «rosse» nazionali, protrattasi per oltre cinque ore ieri a Bologna, è emersa nettamente la volontà del sistema di serrare i ranghi stringendo i tempi per la nomina del nuovo presidente di Unipol e non sconfessando la contiguità con l’attuale linea politica dei Ds dettata dal tandem Fassino-D’Alema. Una posizione che ha destato qualche sorpresa considerato che alla vigilia le stesse Coop emiliane avevano mandato segnali di distensione verso la Toscana, sempre distaccata nei riguardi dell’Opa su Bnl. «Oggi c’è molta più affinità che in passato - replica il presidente della Legacoop Toscana, Giovanni Doddoli - e comunque entro la fine del mese bisognerà prendere una posizione comune». I segnali di fumo inviati a Unicoop Firenze e al Monte dei Paschi non si sono tradotti in una comunicazione stabile con quell’area dei Ds che si riconosce nelle posizioni dell’ex ministro Franco Bassanini. D’altronde, in Toscana c’è la Unicoop Tirreno guidata da Aldo Soldi, da sempre in prima linea nella catena di controllo di Unipol. «La situazione è ancora aperta - dice Soldi - e c’è un confronto molto serio. Comunque, è da molto tempo che lavoriamo in autonomia dai Democratici di sinistra».
Cinque ore e mezzo di acceso confronto su Unipol e sul futuro delle Coop rosse lasciano, tuttavia, spazio a due tipi di interpretazione. La prima ipotesi appare più plausibile: Poletti ha ricompattato il fronte interno per salvaguardare l’operazione-Bnl ed evitare fratture con il partito, già scosso dagli attacchi provenienti dall’interno dell’Unione. La seconda ipotesi non è però da scartare e può ricollegarsi in qualche modo alla prima. Una parte del movimento toscano, gelosa della propria autonomia, si è in qualche modo chiamata fuori da eventuali alternative politico-finanziarie. Come sempre ha fatto il Monte dei Paschi negli ultimi anni. «Ciascuno - dichiara al Giornale Franco Bassanini - deve decidere per la parte che lo riguarda.

E non si deve neppure chiedere a noi se si fa bene o si fa male». Una chiara rivendicazione di autonomia in stile senese. Bisogna tuttavia ricordare che tanto il sindaco quanto il presidente della provincia di Siena, entrambi diessini, provengono dal Monte dei Paschi.

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