Coppia sparita, è stato il figlio «Li ho uccisi e fatti a pezzi»

Catanzaro, l’uomo ha ammesso di aver ammazzato i genitori e gettato i corpi tra i rifiuti. Dietro il delitto, forse, motivi economici

Coppia sparita, è stato il figlio «Li ho uccisi e fatti a pezzi»

La caccia è finita e se mai vi fosse stata una speranza è morta anch’essa. Pasquale De Marco, trentatré anni, uno dei tre figli della coppia sparita a inizio settimana dalla propria villetta di Simeri, ha confessato. «Sì, ho ucciso i miei genitori».
Pasquale, il tipo chiuso e introverso - quello «un po’ strano» come lo definiscono i conoscenti -, il patito dei computer dalle vocazioni mistiche, li ha massacrati probabilmente a coltellate e con un fucile da sub, poi sembra che ne abbia fatto a pezzi i corpi. Che ancora non si trovano.
Dopo essere fuggito dalla casa per le vacanze di mamma e papà, all’interno del villaggio turistico Eucaliptus, sulla costa ionica catanzarese, ha vagato in auto tutta la notte dirigendosi verso Crotone. Senza una meta precisa, forse senza uno scopo. E qui, nella vecchia Hyundai Accent del padre, fermo davanti a un distributore di benzina, lo hanno trovato ieri mattina all’alba i carabinieri. Lo sguardo perso nel vuoto, i modi tranquilli di chi sembra non aspettasse altro che di essere ammanettato, si è lasciato portare via senza problemi. Direzione la caserma di Sellia Marina dove, dopo le prime ammissioni, si è ritrovato faccia a faccia col sostituto procuratore di Catanzaro, Antonia Salanida. Un interrogatorio «semplice»: Pasquale De Marco ha ammesso ogni responsabilità indicando anche il cassonetto dei rifiuti in cui avrebbe abbandonato i cadaveri dei genitori. Corpi che rischiano di non venire mai più recuperati. Proprio come accadde per i Carretta, padre, madre e figlio uccisi a colpi di pistola e gettati (come raccontò l’assassino, ovvero l’altro figlio Ferdinando rintracciato dieci anni dopo a Londra) in una discarica. L’omicidio dei De Marco si sarebbe consumato martedì mattina, quindi la sera il figlio si sarebbe disfatto dei cadaveri; il giorno successivo un camion della spazzatura è passato per la raccolta diretto poi alla discarica che sorge in località Alli.
Luigi De Marco, 71 anni, e sua moglie Maria Campisano di 57, stando alle dichiarazioni dell’assassino, dopo il delitto sarebbero stati smembrati e nascosti in sacchetti di plastica. Ieri i carabinieri hanno frugato tra tonnellate di rifiuti, anche con l’ausilio dei cani. Nulla, nessuna traccia dei miseri resti delle vittime. Arduo sperare di ritrovarli: una volta nell’immondezzaio la spazzatura viene infatti ricompattata.
Ancora da chiarire, invece, i motivi che hanno scatenato il duplice omicidio, chissà se solo frutto di un raptus e non di un piano preordinato. Dopo una breve sospensione dell’ interrogatorio ieri pomeriggio la Pm ha continuato ad ascoltare Pasquale De Marco, alla presenza di un avvocato d’ufficio, Piero Mancuso. Per ora solo illazioni: si parla di problemi tra genitori e figlio legati alla suddivisione di alcuni beni che l’agiata coppia di ex commercianti aveva messo in vendita. Qualcuno accenna anche a qualche discussione legata alla vita facile e comoda che Pasquale si permetteva più che coi sui lavori più o meno saltuari coi denari della famiglia. Ultimamente avrebbe preteso da mammà e papà 150mila euro per aprirsi una società di informatica a New York. Loro, a quanto pare, si erano detti disponibili a dargliene non più di cinquantamila.
«Voglio capire quello che è accaduto, al momento non posso dire altro», il laconico commento di suo fratello Giuseppe, il più giovane dei tre figli delle vittime.

Da Roma, dove lavora nel settore dell’informatica, è partito l’altro ieri alla volta di Simeri e ieri si è intrattenuto qualche minuto davanti alla caserma dei carabinieri della Compagnia di Sellia Marina dove il fratello Pasquale si trovava in manette. L altra figlia della coppia, Adele, da poco mamma aveva preferito, invece, aspettare notizie da casa.
Più tragiche di così non si poteva.

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