Cornetti di notte Il sindaco: «Troveremo l’intesa»

La questione del cornetto caldo è come l’aperitivo. Fa girare «il mondo». Soprattutto agli artigiani dei tanti laboratori e forni capitolini che hanno preso come una iattura il progetto comunale di divieto di vendita nottetempo; dopo l’una. E annunciano la difesa del cornetto, simbolo non alcolico della schiamazzante, disordinata movida capitolina.
La proposta di delibera presentata dall’assessore Davide Bordoni, prevederebbe come inderogabile l’orario di chiusura dell’una. Così ieri, in sede di riunione, i rappresentanti di categoria hanno chiesto di «omogeneizzare l’orario» con quello previsto per gli esercizi commerciali per la vendita e la somministrazione di alimenti e bevande. Cioè alle 2. Per ora il Campidoglio prende tempo. La prossima settimana è in programma un tavolo tecnico «per procedere alle valutazioni del caso». Si vedrà.
Nel frattempo le associazioni dei consumatori intonano la marcia funebre preventiva. «Entro marzo sarà emanata un’ordinanza del Comune di Roma che vieterà la vendita al dettaglio - fa sapere l’Adoc - dopo l’una di notte, di pizza al taglio, gelati, kebab e cornetti caldi prodotti nei laboratori artigianali. C’è il rischio di far morire una tradizione romana e la vitalità della Capitale». «Addio al cornetto caldo notturno, appuntamento fisso per migliaia di romani di tutte le età - aggiunge Carlo Pileri, presidente dell’Adoc - il classico dopo cena, valido anche come dopo teatro, rischia di diventare un ricordo. Il rito rappresenta non solo un momento di aggregazione sociale, ma anche la possibilità di consumare prodotti artigianali a un costo contenuto».
Per fortuna, in serata arriva il puntuale comunicato del sindaco a placare l’allarmismo della categoria. «Nessuno ha mai pensato di soffocare la vita notturna romana - afferma -.

L’obiettivo resta garantire legalità e sicurezza assieme alla libertà di scelta dei cittadini. Per questo non bisogna confondere norme ispirate alla regolazione della concorrenza come quella sui laboratori artigianali, con la volontà di interrompere consuetudini storiche».

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