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Così il governo tentò di impedire lo scoop dell’Ansa su Visco

Conferme nell’agenzia: il 16 luglio 2006 il ministero dell’Economia si attivò per bloccare le rivelazioni sul blitz alla Gdf. Il presidente Biancheri: «Il direttore Magnaschi non fu licenziato per questo»

Così il governo tentò di impedire lo scoop dell’Ansa su Visco

Il 16 luglio 2006 il ministero dell’Economia cercò di impedire che uscisse il lancio dell’Ansa sul trasferimento degli ufficiali della Guardia di Finanza di Milano. Lo sostengono fonti diverse all’interno della prestigiosa agenzia, raggiunte da Il Giornale. Era la serata di domenica. Da giorni la notizia, un autentico scoop, era in corso di verifica da parte della redazione di Milano, che aveva raccolto le prime indiscrezioni sulla vicenda. Poi si affiancò anche la redazione Interni della capitale. Come talvolta accade diversi cronisti dell’agenzia si misero a lavorare insieme a caccia di conferme. Che trovarono.

"Non pubblicate"
L’Ansa giustamente decide di sentire il dicastero di Vincenzo Visco e Tommaso Padoa-Schioppa per raccogliere la reazione. Probabilmente, entrano in contatto con l’ufficio stampa. Ma da piazza Mastai arriva una doccia fredda: non pubblicate niente perché non è vero. La posizione rallenta l’uscita dell’agenzia. Ma le verifiche incrociate smentiscono la tesi politica. Che fare? Di fronte alla certezza che l’Ansa sarebbe comunque uscita il ministero sceglie il silenzio. Così alle 22.19 viene lanciato il primo dispaccio con i tre asterischi riservati alle notizie importanti e in esclusiva. Ecco: «Unipol, azzerati i vertici Gdf della Lombardia (...) in relazione alla vicenda delle intercettazioni telefoniche sul caso Unipol». Inizia una notte senza fine, l’indomani il durissimo scontro politico.

Una notte di passione
Trentun minuti dopo, alle 22.50, uno dei più stretti collaboratori di Visco, il generale Zanini cerca il comandante generale della Guardia di Finanza Roberto Speciale. Secondo quanto ricostruito proprio da quest’ultimo a verbale: «Mi ha riferito della notizia Ansa e che in proposito Visco sollecitava da parte mia una immediata smentita alla notizia, con riferimento alla sua connessione alla vicenda Unipol». Passano 30 minuti. «Alle 23.20 sono stato ricontattato nuovamente da Zanini che mi ha chiesto di accelerare l’uscita della smentita alla notizia Ansa nei termini di cui sopra». Speciale tentenna. Passano quattro minuti e alle 23.24 viene diffusa la notizia di una lettera del procuratore della Repubblica di Milano, Manlio Minale, inviata nei giorni scorsi a Speciale proprio per ricevere chiarimenti sulla vicenda. Altri otto minuti e questa volta alle 23.32 Visco rompe gli indugi e decide di smentire «categoricamente qualsiasi riferimento al caso Unipol». La notizia? «Un falso costruito ad arte». Ricordare quanto accadde assume rilievo. Soprattutto ora: si scopre infatti che il direttore di allora Pierluigi Magnaschi venne licenziato per aver lanciato in rete quella notizia sui trasferimenti della Gdf della Lombardia. Legandoli alla vicenda Unipol.

"Normale cambio"
L’intervista di Magnaschi al Giornale di ieri, con la denuncia di esser stato licenziato in relazione alle notizie su quei trasferimenti provoca reazioni e imbarazzi. In un comunicato il Cdr dell’Ansa «condanna qualsiasi tentativo di trascinare l’agenzia sul terreno dello scontro politico». Interviene anche il presidente dell’agenzia Boris Biancheri. «In nessuna seduta del comitato esecutivo o del Cda - afferma - in cui la sostituzione di Magnaschi è stata discussa, o in nessun contatto da me avuto con singoli soci né con esponenti di governo o di forze politiche è mai stato toccata la vicenda Gdf o di notizie date dall’Ansa al riguardo». Biancheri parla di «sostituzione» basata sulla «valutazione dell’attività professionale in vista di un’esigenza di rinnovamento e ammodernamento della stessa». E aggiunge che venne «presa in considerazione» ad aprile 2006. Non si sa dove, quando e con chi ne parlò, visto che non si trova traccia, almeno nei verbali del comitato esecutivo tenuti prima dello scoop di luglio. A stridere con la ricostruzione di Biancheri anche la precedente assemblea dell’Ansa per il rinnovo dei vertici. Il vicepresidente Mario Ciancio Sanfilippo si complimentò in pubblico con l’intera dirigenza: «Approviamo per acclamazione l’incarico al vertice dell’agenzia che merita tutto il nostro plauso perché, quando entrò in servizio, trovò un’Ansa sull’orlo del tracollo, pronta a portare i libri in tribunale oppure a vendere il suo unico e prestigiosissimo asset, la cinquecentesca sede che si trova vicino al Quirinale.

Dopo solo due anni di cura riuscì a portare i bilanci in attivo».

gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it
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