«Così ho evitato un linciaggio»

Milano«Ho visto un kamikaze che si è buttato contro Berlusconi. Non sembrava uno squilibrato. Ma per fare una cosa simile, in mezzo a tanta gente, lo dev’essere per forza».
Ministro La Russa, lei era lì a un passo dall’aggressore. Com’è andata?
«Era uno di quelli che contestavano. Si è eccitato e ha fatto quello che tutti avete visto».
Sembra un episodio isolato, il gesto di uno squilibrato.
«No, non un gesto isolato. Perché la cosa grave non è tanto la dinamica del fatto, ma il clima di odio da cui nasce. Una campagna senza precedenti contro Berlusconi».
Che legame c’è?
«Ci sono tanti psicolabili in giro, persone facilmente influenzabili».
Vuol dire che non si può criticare il presidente del Consiglio?
«Un conto è la critica, l’altro e l’odio. Qualche giorno fa ero alla Rai, alla trasmissione Ballarò e in un servizio c’era una signora cinquantenne e distinta che urlava “io Berlusconi lo odio, lo odio”. Questa non è cronaca».
Berlusconi ferito le ha detto qualcosa?
«La scorta lo ha messo in macchina. Che però si è mossa lentamente. Non voleva creare panico».
La scorta di Berlusconi lo ha bloccato subito.
«È stata la sua fortuna. Se finiva in mano alla gente faceva davvero una brutta fine. È per questo che io mi sono subito buttato addosso».
Diceva dell’odio.
«Qui non ci si rende conto che quando c’è una predicazione così ossessiva non contro un partito, ma contro una persona, il rischio è grave».
È la lotta politica.
«No. Nemmeno ai tempi degli scontri più duri ho mai visto una manifestazione come il No B-day organizzata contro una sola persona. Capisco contro un partito, contro una ideologia. Ma contro un singolo non si è mai visto».
Come se ne esce?
«Spero che si sia arrivati sull’orlo del baratro e si decida di fermarsi in tempo».
Decida chi?
«Io invito l’opposizione a essere più responsabile. Prima che sia troppo tardi».
L’opposizione fa l’opposizione. Che deve fare?
«Ma ci sono forze politiche e gruppi editoriali che da mesi instillano l’odio. La smettano perché le conseguenze possono essere gravi. Non per Berlusconi, ma per l’intero Paese».
Quali sono i rischi?
«Chi spinge all’odio non ha memoria. Non ricorda il passato. Dalle parole ai fatti, il passo è breve».
Di quali parole parla?
«Penso ad Antonio Di Pietro che dopo l’aggressione ha detto che Berlusconi è un provocatore. Ma provocatore di cosa? Stava facendo un comizio davanti ai suoi sostenitori».
Ma che legame c’è tra Di Pietro e uno squilibrato?
«È l’atmosfera di avversione che Di Pietro crea. E quando dice che il provocatore è Berlusconi, andrebbe preso a calci in culo. Ma, per piacere, culo non lo scriva».
Sabato gli scontri alla manifestazione per piazza Fontana, ora l’aggressione a Berlusconi.
«Milano sta prendendo una china pericolosa. Lo ripeto, mettiamo un argine all’irresponsabilità. Fermiamoci finché siamo in tempo».
Un clima che non si vedeva da anni.
«E, infatti, a metà comizio ho chiesto al funzionario di polizia perché lasciassero arrivare i contestatori così vicino al palco. Mi sembrava inconcepibile. In questi giorni c’è troppa tensione. Le forze dell’ordine devono vigilare di più».

Non sarà mica solo colpa della sinistra.
«Io dico che chi governa ha tutto l’interesse a lavorare in un clima disteso. È l’opposizione che punta a tenere alta la tensione. Ma è un gioco pericoloso».
Non sarà tutto così tragico.
«No. Non si torna agli anni di piombo solo perché oggi c’è un grande sostegno popolare a Berlusconi e a questo governo».
Ma tutto il comizio è stato contestato.
«Eppure raramente ho sentito un Berlusconi così pacato, così moderato.

Anche ai fischi ha risposto con spirito natalizio. È per questo che il clima di scontro era ancora più assurdo. Assolutamente immotivato».
Ha sentito il presidente Gianfranco Fini?
«È molto preoccupato. Mi ha detto che gli telefonerà».

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