Così la prevenzione curerà la sanità malata

Il 50% del consumo di farmaci impiegato per patologie cardiovascolari

Luigi Cucchi

La salute degli italiani può migliorare in modo impensabile. Tutti sono d’accordo che è ben più efficace prevenire piuttosto che cercare di arginare i danni che la malattia provoca. Ma in tutti i Paesi si dedica poco spazio alla prevenzione e ridotte risorse finanziarie. A questa conclusione è giunto uno studio di «Meridiano sanità», un progetto ideato da Ambrosetti con Umberto Veronesi, Elio Guzzanti, Giacomo Vaciago, Innocenzo Cipolletta (e 60 studiosi riuniti in sei tavoli di discussione) che ha l’obbiettivo di fornire in ottobre, durante un Forum che si terrà a Villa d’Este, spunti di riflessione in materia sanitaria al prossimo governo. Soprattutto in Italia la spesa sanitaria è eccessivamente focalizzata sulla cura delle malattie e non sulle azioni che potrebbero evitare il loro manifestarsi. È quanto emerge dal Rapporto 2005 «Health at a glance» pubblicato ogni due anni dall’Ocse, organizzazione internazionale che raggruppa i 30 Paesi industrializzati del mondo. Secondo i dati del Rapporto, l’Italia si colloca agli ultimi posti per la spesa in prevenzione. I fondi dedicati raggiungono appena lo 0,6% della spesa sanitaria complessiva: ben al di sotto di Canada e Olanda che spendono in prevenzione rispettivamente l’8 e il 5,5 per cento, Ungheria (5%), Germania (4,8), Stati Uniti (3,9), ma anche di Paesi come Turchia (2,4%), Corea (1,4%) e Spagna (1,3%). La Conferenza Stato-Regioni del marzo 2005 ha approvato il Piano nazionale della Prevenzione per il triennio 2005–2007. L’ipotesi di base è la constatazione che le malattie croniche sono in gran parte prevenibili. Nel complesso le Regioni hanno ottenuto 440 milioni di euro l’anno per il triennio. Tuttavia per il solo 2006 lo Stato prevede una Spesa sanitaria di 93 miliardi di euro, di cui per la prevenzione è destinato appena lo 0,47% della Spesa sanitaria italiana prevista per quest’anno. In Italia i cittadini affetti da invalidità cardiovascolare rappresentano il 4,4 per mille, raggiungono i 250.000 e sono tra i maggiori fruitori di farmaci: la spesa farmaceutica italiana (pari all’1,34% del Pil) è destinata in gran parte alla cura delle malattie del sistema cardiovascolare. Dal Rapporto Osmed 2005 (l’Osservatorio nazionale sul consumo dei medicinali organizzato dall’Agenzia italiana del farmaco) risulta che quasi il 50% dell’aumento del consumo di farmaci nel periodo gennaio-settembre 2005 è dovuto all’acquisto di farmaci cardiovascolari (95 milioni di euro). Di questi, 50 milioni sono stati spesi per abbassare il colesterolo e 45 per farmaci utilizzati per la terapia dell’ipertensione arteriosa e lo scompenso cardiaco. In generale, i farmaci del sistema cardiovascolare hanno registrato un incremento delle prescrizioni e il loro consumo si sta avvicinando al 50% del consumo complessivo. Tra i primi 30 principi attivi, rileva l’Osmed, si ritrovano 15 farmaci cardiovascolari (nel 2004 erano 12). Questa analisi riguarda le sole spese ospedaliere e non considera che la rapida fuoriuscita dei pazienti dal mercato del lavoro crea un sensibile peso economico per le famiglie e per la società. La maggior parte delle malattie cardiovascolari sono prevenibili (almeno per il 50% secondo alcune stime del Centro nazionale di epidemiologia dell’Istituto superiore della sanità) e molti dei fattori di rischio delle malattie cardiovascolari sono modificabili. Di qui, la necessità di promuovere delle iniziative volte a prevenire il verificarsi delle malattie cardiovascolari.

Le azioni di prevenzione possono essere rivolte sia a soggetti a rischio (prevenzione primaria) sia verso i pazienti che hanno già superato un episodio di malattia per evitare la ricaduta (prevenzione secondaria). Di estrema importanza è la promozione di stili di vita più salutari per diminuire l’incidenza di fattori di rischio. La lotta al fumo, al colesterolo, all’ obesità sono di fondamentale importanza.

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