«Così rilanceremo i tesori del paesaggio lombardo»

Tutelare il paesaggio lombardo mettendo in risalto i suoi tesori architettonici, troppo poco valorizzati. E, per dirla con il solito pragmatismo brianzolo, «passare dal danno all'opportunità». È quello che emerso, tra le altre cose, al forum internazionale dell'Université d'Etè, appena concluso a Cesano Maderno nello splendido Palazzo Borromeo Arese (uno dei tesori di cui sopra). Organizzato dalla Fondazione Europea Il Nibbio, importante osservatorio ornitologico di Arosio, in collaborazione con la provincia di Monza e con il coinvolgimento della Statale di Milano, dell'Università dell'Insubria e del Politecnico, il forum è alla sua ottava edizione ed è stata la vetrina per un rilancio - anche in campo turistico - delle ville d'epoca di cui è punteggiata tutta la Brianza.
Addetti ai lavori e amministratori italiani e stranieri, chiamati a raccolta da Giovanni Bana, presidente della Commissione Diritto Penale Europeo e anima della Fondazione Il Nibbio, si sono riuniti in convegno con l'obiettivo di discutere sull'applicazione concreta della Convenzione Europea sul Paesaggio. «La situazione è drammatica: in Lombardia abbiamo l'87 per cento del territorio antropizzato: dobbiamo riequilibrare le proporzioni, tutelando l'agricoltura e riqualificando le aree dismesse o marginali che offendono la bellezza della nostra terra», commenta Ettore Albertoni, già assessore regionale alla Cultura e oggi docente all'Università dell'Insubria.
La «ricetta» monzese per un cambio di marcia la presenta Enrico Elli, assessore alla Cultura della provincia di Monza e Brianza, annunciando che grazie all'investimento della provincia e al sostanzioso contributo della Fondazione Cariplo (4 milioni di euro sul totale di 8) qualcosa si sta muovendo: entro il 2013 (i lavori sono già in atto) ci sarà la riqualificazione di alcune pregevoli ville d'epoca lombarde come Palazzo Borromeo Arese a Cesano, Ca' dei Bossi a Biassono e del castello di Bellusco. Ville di delizia dell'aristocrazia meneghina dei secoli scorsi, si tratta di tesori architettonici spesso inseriti, come nel caso di Palazzo Borromeo, in pregevoli giardini. Il primo assaggio della loro valorizzazione avverrà a fine mese con la giornata dedicata alla rassegna «Ville Aperte» che prevede visite guidate in molti edifici di pregio della Brianza, «ma l'obiettivo - aggiunge Elli - è quello di rendere questi nostri gioielli vivi tutto l'anno, trasformandoli in sedi di innovazione e di ricerca e in spazi dove svolgere attività creative».
All'Universitè d'Etè si è discusso anche di un altro «caso brianzolo»: il Bosco delle Querce di Seveso, sorto dalle ceneri del più grave incidente industriale italiano, quello accaduto il 10 luglio di 35 anni fa all'Icmesa. Sulle ceneri del disastro, sorge oggi un parco nato dalla prima bonifica al mondo di un'area industriale che, attraverso la riprogettazione, il miglioramento della fertilità del suolo e la piantumazione di alberi autoctoni, ha dato vita a un area verde di 42 ettari.

Il Bosco delle Querce è un modello virtuoso di tutela del paesaggio ma molto di più (anche in vista del passaggio della Pedemontana) si può ancora fare: «Vorrei diventasse uno spazio più vivo, con un centro educativo per accogliere scolaresche e turisti», conclude Enrico Elli.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica