da Cosenza
Un crocevia di sospetti e dinspiegabili anomalie. È quel chè diventata negli ultimi anni la Camera di commercio di Cosenza, tanto che la magistratura ha di recente aperto uninchiesta ipotizzando i reati di truffa, corruzione e peculato. Quattro società «fantasma» che costano oltre 300mila euro allanno solo di stipendi, consulenze e gettoni di presenza. Quattro società zeppe però di soli dirigenti e con soli due dipendenti; un commissario straordinario che risulta essere «invalido permanente» dal 1991; un segretario generale che è anche direttore amministrativo di tutte e quattro le «aziende speciali». Ma andiamo con ordine. Sulle quattro «aziende speciali», create dalla stessa Camera di commercio, si sta concentrando lindagine coordinata dal procuratore aggiunto di Cosenza, Franco Giacomantonio, e dai pm Antonio Tridico ed Ernesto Anastasio. Si tratta della Multilab, la PromoCosenza, lInnova e lAgrisistema.
La Guardia di finanza, coordinata dal colonnello Maurizio Massarini, ne ha sequestrato i bilanci e ora sta studiando le procedure di finanziamento perché ipotizza lesistenza di un vero e proprio comitato daffari composto da funzionari dellente camerale e da imprenditori, impegnati nella spartizione degli incarichi e dei finanziamenti. Come accennato, la prima anomalia riguarda il numero di dipendenti delle società incriminate: per il commissario Rende sono appena due. In compenso, ognuna ha un presidente, un direttore tecnico e cinque consiglieri damministrazione. Il direttore amministrativo di tutte e quattro le aziende si chiama Fedele Adamo, che è anche segretario generale della Camera di commercio. In pratica il controllore controlla il controllato.
Ma in termini pratici, tutto questo sistema a quali cifre porta? Adamo, occupando cinque poltrone, arriva a guadagnare oltre 100mila euro annui, senza calcolare i premi di produzione. Il suo vice arriva a 60mila, così come i cinque presidenti dei Consigli dAmministrazione, mentre circa 48mila vanno a finire nelle tasche dei direttori tecnici, anche quando lavorano per pochi mesi allanno. Se a ciò aggiungiamo i 15mila euro presi dal presidente onorario, i gettoni di presenza di tutti i Consiglieri damministrazione e le varie consulenze, si superano abbondantemente i 300mila euro allanno. Più che aziende speciali, stipendi speciali. Che qualcosa di poco chiaro ci fosse, lo si era intuito anche grazie ad altri concreti elementi. Dal 31 gennaio al 10 marzo 2006, la Ragioneria generale dello Stato ha ispezionato lente camerale riscontrando «irregolarità e disfunzioni». Per tutta risposta, il segretario generale si è visto elargire dalla Camera di commercio ben 45mila euro di premi di produzione. Soldi su cui pendono molti interrogativi, anche perché in uninterrogazione parlamentare è stato messo in dubbio che Adamo avesse i requisiti di legge per svolgere la funzione di segretario.
Inoltre, in vari interventi da parte di senatori e deputati, è stato evidenziato come dalla verifica contabile sia emerso che quasi il 90 per cento delle risorse delle quattro aziende speciali provenga dal bilancio della Camera di Commercio e che nel corso dellanno 2005 le stesse aziende hanno usufruito di quasi il 40 per cento della totalità dei fondi dellente. Il commissario straordinario della Camera di commercio, Pietro Rende, aveva definito le quattro società, che lui stesso aveva ereditato, «strutture servite essenzialmente a dividersi la torta con lottizzazioni e prebende tra pochi».
Dopo la denuncia, però, cè stata calma piatta. O quasi. Daltronde laltra parte della storia riguarda proprio Rende e inizia il 29 maggio del 2006, giorno in cui la Giunta guidata dal governatore della Calabria, Agazio Loiero, dopo le dimissioni dal Consiglio della Camera di commercio di tutti i rappresentanti delle categorie degli industriali, decide il commissariamento dellente. Commissario straordinario viene nominato Pietro Rende, ex onorevole democristiano e grande amico del governatore della Giunta calabrese.
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