Roberto Cota, capogruppo della Lega Nord alla Camera, anche lei pancia a terra in questi ultimi giorni di campagna elettorale.
«La mia sensazione è ottima. Noi siamo sempre sul territorio non soltanto in campagna elettorale, la gente ci vede tutto l’anno e sa bene chi siamo. In questi giorni abbiamo fatto un lavoro capillare, siamo presenti dappertutto, grandi città e piccoli centri, gli elettori apprezzano quello che la Lega ha fatto, vedono che abbiamo mantenuto le promesse e sono d’accordo con la nostra linea».
Nelle città dove si andrà al ballottaggio la Lega ritornerà alle urne il 21 giugno a votare il candidato del centrodestra?
«La nostra posizione sul referendum è chiara, è una truffa e non raggiungerà il quorum».
Ma votando per i ballottaggi darete un contributo al raggiungimento del quorum.
«Bossi ci dice che dobbiamo vincere al primo turno e ha ragione, perché poi le cose si complicano».
E se un candidato della maggioranza di governo avesse bisogno dei vostri voti al secondo turno?
«Dobbiamo vincere al primo turno. Abbiamo il vento in poppa, dobbiamo fare di tutto per non andare al ballottaggio. Altri discorsi sono in più».
Quindi voi siete lanciati per chiudere le sfide elettorali subito.
«Bisogna vincere al primo turno».
Gli attentati contro le sedi leghiste vi preoccupano? Sposteranno voti?
«Quelle azioni sono la cartina di tornasole che la Lega è forte ed è il movimento del cambiamento. Sono reazioni alla nostra forza che non ci intimoriscono minimamente».
Siete sempre convinti di riuscire a prendere più voti del Popolo della libertà in Lombardia e Veneto?
«Noi pensiamo a fare il miglior risultato possibile, poi i voti li conteremo lunedì. Sentiamo di essere il movimento di riferimento al Nord, quello al quale la gente si rivolge e su cui si appoggia».
Silvio Berlusconi dice che alle amministrative darà l’assalto alle roccaforti rosse. La Lega si sta consolidando in Emilia ma altrove è ancora debole: pensa che quella del premier sia una sfida realistica?
«Noi ci occupiamo di quello che fa la Lega. E siamo convinti di fare molto bene perché ci rendiamo conto che su di noi ci sono le aspettative di un mondo che fino a pochi anni fa ha votato a sinistra e oggi si è reso conto che la sinistra è diventato il partito dei salotti, del palazzo, ed è molto distante dai problemi reali della gente».
La Lega è il nuovo partito operaio?
«La gente capisce che Bossi ha sempre detto la verità e non ha mai speso moneta falsa. Anche nelle regioni rosse, e che forse non lo saranno più, gli elettori capiscono che la nostra attenzione ai problemi del lavoro è concreta. Capiscono che la proposta di introdurre salari rapportati al costo della vita delle diverse città è giusta».
La vostra politica sull’immigrazione rende, nonostante le tante polemiche sollevate?
«Quando la sinistra dice che vuole fare entrare nuovi immigrati manda in bestia i tanti lavoratori che oggi si vedono a rischio il posto, i quali sanno che il momento è difficile e si rendono conto che è giusto quello che diciamo noi, cioè che prima bisogna pensare ai nostri».
Il buon governo locale della sinistra è davvero un mito tramontato?
«La gente sa bene che la sinistra ha illuso certe fasce e certe categorie di persone».
Per le europee si torna a votare scrivendo le preferenze. I vostri elettori sono contenti o disorientati?
«I nostri non corrono il rischio di fare confusione perché votano il simbolo dove c’è scritto Bossi. Molto semplice.
Niente lotte per una preferenza in più?
«Nella Lega non esistono lotte interne, siamo un movimento dove si fa squadra».
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