«Creiamo un marchio della città che si muove»

Sull’operato della giunta: «Ha fatto davvero bene con MilanoSport. Ma sul Vigorelli ero e rimango pessimista»

«Sono rimasto molto male quando ho letto che anche i Vipers hanno chiuso: io sono sempre stato tifoso dell’hockey, fin dai tempi del vecchio Saima...». La crisi dell’«altro sport» raggiunge Palazzo Marino e colpisce in prima persona Alan Rizzi che è il presidente della Commissione Sport, quella che tocca con mano tutti i giorni i disastri e i disagi della città in questo settore. «Per la verità sono rimasto deluso anche dalle risposte che ha dato l’assessore Terzi. Il progetto Vigorelli non può risolvere i problemi, anche perché è fermo da sette anni... Nel 2003 ne era stato presentato uno che prevedeva anche un investimento di 5 milioni in tre anni da parte di un grosso sponsor, ma poi venne bloccato inspiegabilmente dalla Giunta Albertini».
In 23 anni passati dal crollo del Palasport a oggi ne abbiamo visti tanti di progetti...
«Sì, la verità è che manca una strategia. Bisogna avere il coraggio di decidere. È vero: negli ultimi 50 anni non si è fatto niente. E quello che risale al Ventennio cade a pezzi. Vedi la piscina Cozzi».
E allora da quali strategie si riparte?
«Intanto la ricapitalizzazione di MilanoSport: 30 milioni in tre tranche per gli investimenti nei 32 impianti che gestisce. Ma soprattutto MilanoSport adesso potrà essere una Spa con una sua autonomia. Mi spiego: se vorrà trovarsi un partner privato per la cogestione di un impianto, potrà finalmente farlo. Sotto questo aspetto Terzi ha fatto un grande lavoro».
Un esempio concreto?
«Prendiamo ancora la Cozzi, un edificio che ha 1.200 metri quadri inutilizzati. Perchè non affittarli a un partner che ci possa ricavare un ristorante o un centro benessere? Sarebbero tutti soldi recuperati».
E gli altri impianti? L’hockey è saltato anche perchè Di Canossa non ha potuto lavorare sul palaghiaccio per colpa dei comitati di quartiere...
«Sì, ma sinceramente in via Anemoni era impossibile fare qualcosa di più grande. E anche in questo caso ci sarebbe un progetto per un nuovo palazzo da destinare a basket, volley e hockey nell’area del Mazda Palace, da realizzare in project financing e che comprenda un’area commerciale. I palazzi solo per lo sport non sono economicamente sostenibili».
Ma la crisi di Milano è anche delle società che non ce la fanno più. Gli imprenditori non le aiutano e i politici non riescono a stimolarli.
«Vero. E allora ricordo che c’è una vecchia idea da rispolverare: un fondo di garanzia a sostegno delle società che partecipano a un campionato di vertice e sono in crisi.

Un piccolo fondo, uno o due milioni, che però possa almeno servire a garantire l’iscrizione a un campionato, per poi aiutarle a trovare un finanziatore. Bisogna coinvolgere imprenditori che abbiano passione, magari attraverso la creazione di un marchio Città di Milano legato allo sport. Un progetto realizzabile, ma che dipende come sempre dalla volontà politica».

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