"La cricca? Ce ne liberammo subito"

Il direttore di Ferrovie Nord, Giuseppe Biesuz: "Una ditta legata a Carboni ci propose un affare: rifiutai. Tangenti? Non ne so nulla. Ma con noi quelli non lavorarono"

Milano «Dov’è finito il mio gnomo rosso?» chiede allarmato alle segretarie Giuseppe Biesuz dal suo ufficio con vista sui binari. È direttore generale di Ferrovie Nord Milano (Fnm), la holding dei treni lombardi controllata dalla Regione Lombardia, ma è anche membro del comitato per la liberazione dei nani da giardino. Un attimo, poi si concentra: «Parliamo della vicenda che chiama in causa ingiustamente le Ferrovie Nord». In un’informativa dei carabinieri si ipotizza una tangente da 30mila euro relativa a un appalto per la riqualificazione delle stazioni. Hgp, società di consulenza con collegamenti a Flavio Carboni, ha firmato a metà dicembre del 2008 un contratto come main contractor con Vienord, controllata delle Ferrovie Nord, contratto rescisso nel gennaio 2009 dalle Ferrovie per inadempienza. Il contratto riguardava il progetto «Isolatua» per ammodernare le stazioni: investimento complessivo di 3 milioni di euro per gli spazi commerciali e di 1,3 milioni per l’area media.
Dottor Biesuz, ha scoperto tutto dai giornali?
«Due settimane fa sono venuti i carabinieri della regione Lazio, su incarico del pm competente, ad acquisire tutti gli atti sui rapporti tra Vienord, una nostra controllata, e Hgp. Abbiamo dato loro tutti i documenti sul contratto firmato e cancellato. Noi non abbiamo pagato nulla».
Quali sono stati i motivi che vi hanno portato a chiudere il contratto con Hgp?
«Questa società, Hgp, non era titolata a trattare con Fnm. L’ipotesi era accattivante ma era campata per aria. Il loro business plan era non realizzabile e quindi abbiamo deciso di rescindere il contratto. Ciò dimostra che la nostra società ha nel suo Dna gli anticorpi che le consentono di capire che non dovevamo lavorare con questo gruppo qua, e ben prima dell’intervento dei magistrati. Abbiamo gli anticorpi necessari per usare i soldi pubblici».
Scusi, ma a questo punto perché mai avete firmato il contratto?
«Il presidente di Vienord ha firmato un accordo quadro. La capogruppo ha fatto tutte le verifiche perché serviva un finanziamento. I numeri non stavano in piedi, e quando ce ne siamo accorti abbiamo rescisso il contratto. Loro non hanno neppure fatto ricorso e noi non abbiamo sborsato una lira. Noi abbiamo solo il problema di un nostro consulente, questo Mazarino».
Questo Mazarino de Petro è un consulente della sua società, una persona nota, già indagato in passato.
«Non dicevo “questo” per prendere le distanze, lo conosco e lo stimo, ma deve aver avuto un rapporto con Hgb di cui non so».
È stato lui a proporre il contratto con Hgb?
«Non lo so, perché è un contratto precedente». Si consulta per avere più informazioni: «Quelli di Hgp si sono presentati spontaneamente, non con la mediazione di Mazarino. Mazarino è stato presidente di Vienord, è nostro consulente, è una persona perbene. Ha avuto una disavventura giudiziaria ma non se la deve portare dietro per tutta la vita».
I pendolari si chiederanno se non sarebbe meglio concentrare le energie per migliorare il servizio. Lei che ne dice?
«In un momento di tagli della finanza pubblica, valorizzare le stazioni è fondamentale per portare reddito.

Dopo aver chiuso il contratto, il progetto di sviluppo commerciale è stato gestito in autofinanziamento ed è in corso di realizzazione. Mi spiace che con questa vicenda passiamo per peracottari e invece il nostro è un gruppo con tremila dipendenti, stimato, che ha migliorato gli utili, solido, ben gestito. Non lo dico solo perché lo gestisco io...».

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