Roma - Quando giovedì sera è rientrato in macchina dopo la lunga visita al centro commerciale brianzolo «Il Gigante » la battuta ce l’aveva sulla punta della lingua. D’altra parte, per Silvio Berlusconi le improvvisate in mezzo alla gente sono da sempre un modo per testare gli umori della piazza, una sorta di vero e proprio sondaggio live . E così è stato anche il giorno della Befana, perché dopo aver comprato un telefonino Samsung, delle borse Carpisa e le calze da lasciare sul camino per i nipoti, il Cavaliere s’è infilato in una girandola di foto e strette di mano. Con una convinzione: se passato Natale c’è ancora così tanta gente in giro a fare acquisti significa che la situazione non deve essere così tragica come la descrive qualcuno. Quel qualcuno ha ovviamente un nome e un cognome: Giulio Tremonti.
Un concetto che il premier ha ripetuto anche ieri durante le sue telefonate private, continuando a marcare una netta differenziazione rispetto al ministro dell’Economia. Il primo a dire che «la ripresa c’è e si vede»,il secondo a lanciare allarmi da palcoscenici internazionali e a chiedere che la guardia resti alta perché «la crisi non è finita ». Insomma, nonostante gli sforzi e tutta la buona volontà di Paolo Bonaiuti - che ancora ieri ribadiva che «tra i due non c’è alcuna frizione » - è chiaro che il panorama non è dei più rassicuranti.
Il braccio di ferro, infatti, seppure sottotraccia non è affatto risolto. Tanto che Berlusconi non perde occasione per confidare ai suoi interlocutori che «i segnali della ripresa sono inequivocabili». Il punto- aggiunge- è che «bisogna saperla cogliere» e «sfruttare al momento opportuno ». Parole che difficilmente non sono rivolte proprio al titolare di via XX settembre.
D’altra parte, che il Cavaliere sogni di intercettare la ripresa e magari irrobustirla anche non è certo una novità. Il premier, infatti, è convinto che sia arrivato il momento di dare ossigeno alle imprese e alle famiglie così da mettere maggiori risorse in circolazione stimolare i consumi. Una ricetta che Tremonti non pare condividere, convinto che il rischio speculazione non sia affatto passato. E anche sulla riforma fiscale la pensano in modo diametralmente diverso, con Berlusconi che vorrebbe un alleggerimento del carico tributario e il ministro dell’Economia a ripetere che «soldi non ce ne sono» e dunque neanche margini per ritoccare la pressione fiscale. Un dualismo, insomma, che non è destinato a risolversi a breve.
Il Cavaliere, intanto, continua a lavorare sull’allargamento della maggioranza, tanto che ieri ad Arcore ha avuto un’agenda fittissima di appuntamenti. I numeri, continua a ripetere in giro, ci sono: almeno dieci deputati sarebbero pronti a sostenere il governo permettendogli così di arrivare a fine legislatura. E a chi chiede perché ancora le misteriose new entry non si siano fatto avanti, Bonaiuti risponde così: «Per fare outing aspettiamo l’occasione giusta. Giocare d’anticipo non avrebbe senso».
La prossima, dunque, dovrebbe essere la settimana decisiva per capire davvero su quali numeri potrà contare il governo. E magari allora si sarà risolta la querelle di queste ore tra Quirinale e Palazzo Chigi.
Il capo dello Stato, infatti, pare non abbia affatto gradito l’assenza del premier a Reggio Emilia dove ieri si sono aperte ufficialmente le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Un fastidio che il Colle non ha mancato di far presente a Palazzo Chigi: «Assenza ingiustificata ».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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