Crisi greca, Bruxelles ha fretta Berlino e Parigi divise sul Fmi

Passano i giorni, e l’individuazione di una soluzione al caso Grecia continua a essere ritardata dalle posizioni contrapposte tra i Paesi di Eurolandia. È lo scenario più favorevole per il tiro all’euro, che ieri ha rischiato di sprofondare sotto 1,35 dollari. «Stiamo assistendo a una pesante speculazione nei confronti della moneta unica», ha detto il Cancelliere tedesco, Angela Merkel, invocando una regolamentazione più severa per gli hedge fund.
Berlino dovrebbe però recitare un po’ di mea culpa per il modo ondivago con cui ha gestito la crisi di Atene. Dicendosi prima contraria a un intervento del Fondo monetario internazionale, salvo poi cambiare idea. «Il governo non esclude un aiuto da parte del Fmi, se la Grecia lo richiederà», ha confermato un portavoce. Un motivo in più di attrito con Parigi, decisa invece a mantenere il perimetro di un possibile intervento all’interno dei confini comunitari - opzione sgradita alla Germania - e a concedere a Washington solamente un ruolo marginale di assistente tecnico.
Il tempo intanto stringe. Atene ha l’acqua alla gola, ed è vicina a non poter avere più credito. «Dobbiamo evitare di pagare tassi usurai per decenni che farebbero sprofondare il Paese in una recessione più profonda», ha spiegato il premier, George Papandreu. Tra aprile e maggio la Grecia deve onorare impegni per circa 22 miliardi di euro sul fronte del debito pubblico. Il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, sollecita così i leader europei a prendere al più presto una decisione sugli aiuti. Il vertice di giovedì prossimo dei capi di Stato e di governo potrebbe essere l’occasione giusta. «La Commissione - ha spiegato Barroso - è pronta a proporre uno strumento per l’assistenza coordinata alla Grecia, questo strumento sarebbe costituito da un sistema di prestiti bilaterali coordinati e sarebbe compatibile con la clausola non salvataggio e sotto stretta condizionalità».
Ma le posizioni appaiono ancora distanti. Al punto che un intervento dell’Fmi sembra probabile. Barroso non lo ha escluso, ricordando come anche il Paese ellenico faccia parte del Fondo: «Non è dunque una questione di prestigio - ha tagliato corto - ma di vedere qual è il modo migliore per rispondere alla situazione».
In un’intervista al quotidiano Handelsblatt, il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, ha intanto replicato alle critiche che lo hanno raggiunto per aver lavorato con Goldman Sachs, la banca Usa accusata di aver fatto affari poco puliti con la Grecia. «Non ho fatto neanche un’operazione con governi. E per un semplice motivo: ero troppo impegnato con le aziende private in operazioni di corporate investment banking», ha dichiarato Draghi.

Secondo il quale, fin dall’inizio «ho chiarito che avendo lavorato per un decennio con governi e funzionari governativi sarebbe stato molto imbarazzante chiedere loro di entrare in affari con la Goldman Sachs. Pertanto ho insistito di poter sviluppare una clientela propria nel settore privato. E, infatti, è quello che ho fatto».

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