La frontiera della democrazia in questo decennio al tramonto segue le strade e le piazze di Hong Kong. È strano che non si riesca a scrivere anni '10, come se si facesse ancora fatica dopo vent'anni a lasciar andare il Novecento. È come se il vecchio secolo ci rincorresse e si accartocciasse su quello che stiamo vivendo. A Hong Kong ci si batte per non vedere la «common law» britannica sommersa da quello strano animale che è la Cina, comunista, capitalista e colonialista. L'Oriente sta cambiando i nostri orizzonti. E in Occidente che succede? Come sta la democrazia? Non troppo bene, perché in tanti non ci credono più. Non piace a chi pensa, da sinistra, che il suffragio universale sia una mezza sciagura. Non si può far votare tutti, in particolare gli ignoranti, i cafoni, i beoti, quelli che si spacciano per popolo, ma sono solo feccia. È strano vedere i partiti laburisti e socialdemocratici recriminare contro il diritto di voto e suggerire, sottovoce, un'aristocrazia dei buoni sentimenti. C'è chi, invece, a destra viene tentato dalla democrazia come «dittatura della maggioranza». Siccome ho i voti posso scalfire le libertà sacre e inalienabili dell'individuo. C'è poi chi sogna una moderna democrazia diretta, senza più mediazioni e parlamenti, con la rete come nuova agorà. E c'è poi chi spera di affidare la cosa pubblica a una tecnocrazia di algoritmi. Non mancano le piazze occidentali, con nostalgie comuniste, che maledicono la civiltà capitalista e l'obsoleto ordine liberal-democratico.
La crisi della democrazia è tema di discussione per filosofi e politologi. Qui vale la pena di ricordare alcuni saggi appena arrivati in libreria. David Runciman, docente di scienze politiche a Cambridge, parla di una crisi di mezza età del sistema democratico. Lo fa in Così finisce la democrazia (Bollati Boringhieri). Il filosofo Sebastiano Maffettone se ne occupa in Politica, idee per un mondo che cambia (Le Monnier). Dario Antiseri, Enzo Di Nuoscio e Flavio Felice ci mettono in guardia dagli imbonitori con Democrazia avvelenata (Rubettino).
Michele Ainis parla di Demofollia (La nave di Teseo) e Antonello Guerrera legge la Brexit come un punto di non ritorno in Il popolo contro il popolo (Rizzoli). Tutti concordano su un punto: la democrazia è un malato cronico. Benvenuti anni '20.
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