È bastato poco. All'«Unità», il quotidiano fondato da Gramsci e oggi diretto da Concita De Gregorio, sono riusciti a fare critica preventiva di un probabile bestseller semplicemente stigmatizzando l'eccessiva esultanza degli slogan pubblicitari mandati in giro dall'editore. In questi giorni arriva in libreria l'opera prima di John Stephens, un autore televisivo americano che ha scritto «L'Atlante di smeraldo». Opera prima già acquistata da ben 33 paesi e in uscita contemporanea in ben tre continenti. In Italia è stata Longanesi ad aggiudicarsi il romanzo. Un libro che mescola con invidiabile maestria il mystery, le atmosfere gotiche e il bisogno di magia che accomuna gran parte del pubblico (soprattutto quello giovane). Negli ultimi due mesi la casa editrice ha martellato librai, giornalisti, addetti ai lavori annunciando sempre nuovi dettagli dell'«attesissimo» romanzo con gadget, pop-up e depliant accattivanti. In un'operazione pubblicitaria forse senza precedenti nell'ambito editoriale ma che sicuramente resta ben al di sotto delle performance espresse dai pubblicitari in altri settori (soprattutto discografico e cinematografico).
Ebbene il 21 aprile scorso «l'Unità» ha pubblicato un articolo di Chiara Valerio («scrittrice») dove si lamenta appunto l'eccessivo impegno degli strateghi del marketing nel pubblicizzare questo nuovo romanzo. La Valerio teme che si perda «l'incanto» dell'attesa di qualcosa di indefinito il cui profilo può essere svelato con esattezza soltanto dal una lettura effettiva del testo. E scomoda personalità letterarie come Ginevra Bompiani e Virginia Woolf per dirci in buona sostanza di non spezzare quell'«incanto» che lega il lettore all'opera letteraria.
Eppure la pubblicità è da sempre l'anima del
commercio e il libro, piaccia o meno, è pur sempre un prodotto che va
commercializzato, quindi diffuso e venduto allo scopo tutt'altro che meschino di
produrre un profitto. Da sempre dischi, opere cinematografiche, concerti ed
eventi sportivi vengono annunciati come ineguagliabili e irripetibili. Lo
spettacolo musicale che deve venire è sempre l'evento cui è impossibile mancare,
salvo poi l'arrivo di un nubifragio a disperdere la folla di fan in adorazione o
di un fastidioso raffreddore che impedisca alla popstar di rendere davvero
quell'evento unico.
Insomma tutto quello che si pubblicizza deve essere
dipinto come attraente, altrimenti non avrebbe senso nemmeno fare la pubblicità.
Nel caso specifico il libro di Stephens che esce oggi nelle librerie di mezzo
mondo è un romanzo estremamente ambizioso non nelle intenzioni dell'autore bensì
nella qualità stessa del testo. «L'Atlante di smeraldo» racconta la meravigliosa
impresa cui sono chiamati tre fratelli dal dolore di non aver mai conosciuto i
propri genitori e dalla speranza - prima o poi - di incontrarli. Devono salvare
il mondo attraverso incredibili salti temporali e prove di forza, coraggio e
intelligenza davvero eccezionali per tre piccoli eroi. Stephens ha dalla sua la
capacità di dare al racconto un ritmo davvero senza pari. Sfrutta ambientazioni
gotiche molto suggestive, unite a incursioni in mondi paralleli animati da
mostri degni della penna di Tolkien.
Per ribattere alla tesi (un tantino preconcetta) espressa dalla Valerio vogliamo ricordare la differenza che passa tra un editore e un buon critico letterario. Anche se muniti dello stesso bagaglio culturale, il secondo ha la maturità e la sapienza per capire le qualità oggettive di buon romanzo, mentre il primo deve avere come massimo talento la facoltà di sintonizzarsi con la sensibilità e le aspettative del lettore medio. Quello stesso lettore, insomma, che poi arriverà alla cassa delle librerie con il romanzo fresco di stampa.
Dopo aver letto il romanzo di Stephens possiamo con tutta tranquillità affermare che gli sforzi prodotti dalla Longanesi per pubblicizzare «L'Atlante di smeraldo» sono direttamente proporzionali al successo che lo stesso otterrà presso i lettori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.