"C'è in ballo trent'anni di galera". Gli audio di Sempio intercettato nel 2017

Cinque anni fa Sempio viene "ascoltato" dagli inquirenti per 15 giorni. Ma le intercettazioni non vengono ritenute evidentemente rilevanti e infatti viene archiviato dai pm pavesi

"C'è in ballo trent'anni di galera". Gli audio di Sempio intercettato nel 2017
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"C'è in ballo trent'anni di galera". L'intercettazione è di Andrea Sempio, oggi nuovamente indagato nell'inchiesta dell'omicidio di Chiara Poggi, uccisa nel 2007 a Garlasco, per il cui omicidio è stato già condannato in via definitiva Alberto Stasi. Le sue parole, captate mentre parla in auto, sono state pubblicate oggi dall'Adnkronos. Che dopo averle visionate per intero riferisce il contesto: è l'11 febbraio 2017 e il cellulare di Sempio, con anche la sua auto e il telefono di casa, sono intercettati. All'epoca, infatti, era stato già indagato (come oggi) nell'inchiesta sull'omicidio per cui è stato condannato in via definitiva Alberto Stasi. E infine archiviato dai pm pavesi, all'epoca guidati da Mario Venditti, che evidentemente non considerano rilevanti le intercettazioni captate.

Sempio viene quindi ascoltato per quindici giorni, a partire da inizio febbraio 2017.. L'intercettazione è di due giorni dopo l'interrogatorio e sembra che nell'abitacolo l'indagato ripercorra la serie di domande a cui ha dovuto rispondere. "Fatto a me domanda di genetica su come funziona Dna...non sono un genetista e non sono un avvocato, non ho accesso ai dati...io aspetto...direi e poi...che cosa è successo e capisci che era in realtà...benissimo". Frasi interrotte da parole incomprensibile e musica sempre in sottofondo.

Le conversazioni in auto sono quelle più rilevanti ai fini dell'indagine. Come quella del 10 febbraio 2017 quando l'intera famiglia è sulla Sukuzi e parlano delle domande dei pm. Andrea Sempio ribadisce sullo scontrino - l'alibi della mattina del 13 agosto 2007 - che nel primo interrogatorio non ha detto nulla perché non gli era stato chiesto niente. È in queste conversazioni relative all'interrogatorio che si inserisce la frase già nota "ne abbiamo cannata una, che io ho detto che lo scontrino era stato ritrovato dopo che ero stato sentito, che tu hai detto che lo abbiamo trovato prima" dice rivolto al padre. "Mi hanno fatto alcune domande, che non pensavo che mi facevano, non gli ho dato una risposta perfetta. Mi hanno chiesto se io ero andato a Vigevano, siccome ero andato a Vigevano per comprare il cellulare... loro hanno rilevato il mio cellulare a Vigevano, se io ti dico mi ricordo perfettamente che avevo il cellulare è logico che ti do una risposta... allora ho detto non mi ricordo". E sulla difficoltà di ricordare fatti e orari ad anni di distanza concorda il padre che afferma "poi gli orari li ho buttati li...".

Ecco un'altra intercettazione: "So che sbaglio, perché so che è molto, molto importante.... in realtà è molto importante questa cosa però non me ne frega più niente guarda....continuino pure a pensare che io un giorno mi sono svegliato perché ho portato lo scontrino alla cavolo.... continuino a pensare".

Parlando probabilmente del rapporto con la vittima e dell'ipotesi che possa essersi invaghito, l'indagato aggiunge: "era quasi mai a casa....e allora non la incontravo e loro questa cosa non la sanno e te la continuano a menare con ......non è possibile". Il tono sempre salire. "Non me ne frega niente...già sono uno che a cui le opinioni degli altri frega poco, cioè mi interessa l'opinione di poche persone. In questa vicenda mi interessano le opinioni di quelle persone e dell'autorità che deve valutare, fare delle indagini". E continua: "Del popolo bue non me ne frega più niente. Di andare a impressionare la casalinga fargli credere...no casalinga pensa quello che vuoi, odiami...continua a pensare che in mano a lei c'era una ciocca dei miei capelli che però nessuno per dieci anni ha mai...però...nessuna delle squadre degli investigatori si è mai accorta che c'era un'intera ciocca di capelli...continua a pensare, sì pensa che mi sono tagliato i capelli per non nascondere il fatto che ...se poi tagli i capelli, ma il capello è uguale lo stesso...vogliamo analizzare il capello...non è che superata una certa lunghezza la struttura del capello cambia".

Il giorno prima, sempre intercettato in auto, l'indagato prova a smontare la traccia genetica trovata sulle unghie della vittima. "Questa merda di Dna, ma cosa state dicendo....ma il fatto è che ormai alla gente piace discutere su quello perché se tu parti dal presupposto che c'è il mio Dna allora puoi discutere su tante cose...

come c'è rimasto se non c'è rimasto, come ha fatto a trasmettersi se e vero che può essere rimasto... incomprensibile... se era un'aggressione se era sopra se era sotto... quelle minchiate lì". Parole che si confondono coperte dalla musica dell'auto.

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