Cronaca giudiziaria

Ennesima archiviazione per la Santanchè

Per il Gip non c’è reato nella compravendita dello yacht dell’ex compagno: "Non c’è dolo"

Ennesima archiviazione per la Santanchè

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Arriva l’archiviazione per la ministra del Turismo Daniela Santanché sulla vicenda delle imposte che sarebbero state sottratte al Fisco con la vendita di uno yatch. La gip di Milano Angela Minerva, con un provvedimento depositato ieri, ha accolto la richiesta del pm Paolo Filippini, titolare dell’inchiesta per sottrazione fraudolenta, che aveva poi stralciato la posizione della senatrice di Fratelli d’Italia chiedendo appunto che venisse archiviata. «Non vi è prova – scrive la gip nel documento depositato ieri - in atti né emergono dagli stessi spunti investigativi validi» rispetto alla finalità di Santanché di aiutare l’ex compagno a sottrarsi al pagamento delle somme dovute al Fisco.

Secondo l’inchiesta del pm Paolo Filippini, Canio Mazzaro (per cui è in corso il processo davanti alla seconda sezione del Tribunale milanese), con l’obiettivo di sottrarre all’Agenzia delle entrate la barca “Unica” da 393 mila euro, l’avrebbe venduta a una società di Malta, la Flyingfish Yachting Ltd, interponendo la società Biofood Italia srl di cui la ministra al turismo era all’epoca presidente e legale rappresentante. A firmare gli atti della compravendita, sarebbe stata proprio Daniela Santanché.

Evidenzia però la giudice che ha deciso per l’archiviazione, che la senatrice non ebbe «un ruolo attivo nell’acquisto e quindi nella successiva vendita dell’imbarcazione». Inoltre evidenzia che dalla conoscenza delle «modalità operative» di Mazzaro, ritenuto «deus ex machina dell’intero gruppo societario» non poteva «tout court dedursi la sua esposizione debitoria» almeno «nei termini sopra rappresentati». La gip Minerva dà poi conto nel suo provvedimento della richiesta di archiviazione, depositata ad agosto dalla Procura, per Santanché.

I pm rilevavano infatti alcune «anomalie» nella gestione Santanché, come l’aver consentito al suo ex compagno di usare le casse della società per «pagare proprie spese personali in spregio del principio di autonomia e separatezza» tra patrimonio del gruppo e quello degli amministratori o «l’essersi assunta nonostante il suo status di soggetto politicamente esposto un incarico meramente formale di legale rappresentanza con tutti i rischi giuridici connessi senza avere una concreta ingerenza nella gestione societaria». Ma contestualmente chiedevano l’archiviazione perché non ci sono elementi per dimostrare il «ruolo attivo» della ministra.

«Il Pm evidenzia – si dà conto nel provvedimento che dalle indagini non è tuttavia emerso che l’indagata fosse a conoscenza, che avesse quindi la concreta rappresentazione, dell’esistenza del debito fiscale di cui era gravato Mazzaro, del fatto che a costui fosse stato notificato un atto di accertamento fiscale di rilevante importo, del fatto che Mazzaro non possedesse beni mobili o immobili su cui l’Erario potesse soddisfare le proprie pretese al di fuori di quella imbarcazione, tutti elementi essenziali al fine di configurare il dolo».

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