Cronaca giudiziaria

Pubblica foto osé dell'ex-fidanzata, il giudice lo assolve: "Non è revenge porn"

Un trentenne di Pistoia è stato assolto dall'accusa di "revenge porn", dopo aver pubblicato su internet video e foto osè dell'ex-fidanzata. Secondo la Corte d'Appello il fatto non sussiste, in quanto la donna aveva già venduto il materiale in questione su siti per adulti

Pubblica su internet foto osè dell'ex-fidanzata, il giudice lo assolve: "Non è revenge porn"

Era stato accusato di "revenge porn", per aver divulgato su internet video e foto osè dell'ex-fidanzata. Un reato dal quale tuttavia è stato assolto nelle scorse ore dalla Corte d'Appello di Firenze, nonostante la responsabilità accertata nel pubblicare il materiale in oggetto. Il motivo? La donna in questione era a quanto sembra attiva su vari siti per adulti come "cam girl" e "mistress" e lei stessa avrebbe talvolta venduto buone parte di quegli stessi contenuti sessualmente espliciti a chi ne faceva richiesta.

Questa la curiosa vicenda che arriva dalla Toscana e che ha per protagonisti due ex-fidanzati trentenni. Stando a quanto riportato dal quotidiano La Nazione, i fatti risalirebbero a circa un anno fa, quando al termine della loro relazione la ragazza denunciò l'ex-compagno per stalking e per aver subìto a suo dire un vero e proprio ricatto sessuale.

Sulla base di quanto dichiarato ai carabinieri, l'uomo sarebbe arrivato a minacciarla di morte: le scriveva che se l’avesse incontrata per strada l’avrebbe sfregiata con l’acido o l’avrebbe accoltellata. Poi però avrebbe pensato di vendicarsi in un altro modo: avrebbe creato diversi profili falsi sui social utilizzando le foto e i dati dell'ex-compagna, presentandola come una persona disponibile per incontri sessuali a pagamento. La donna se ne accorse quando iniziò ad essere tempestata di messaggi e chiamate da parte di sconosciuti in cerca di un appuntamento, decidendo di citare l'ex in giudizio. L'imputato era stato condannato in primo grado a due anni e otto mesi di reclusione per stalking, diffamazione e revenge porn. Le indagini sono state svolte dai militari dell'Arma, che avevano poi disposto la rimozione di tutte le immagini contestate dai vari social (Facebook ed Instagram in primis).

In aula, gli avvocati del trentenne avevano però sostenuto con forza la tesi secondo cui quelle foto fossero state già condivise dalla ragazza su siti pubblici a sfondo sessuale. Quel ricatto prefigurato dall'accusa non poteva pertanto concretizzarsi sulla base di queste premesse, semplicemente perché quelle immagini intime dell’ex-fidanzata erano già state pubblicate su internet dalla diretta interessata (che le avrebbe vendute insieme a video sessualmente espliciti su siti d’incontri).

La Corte d'Appello si è mostrata del medesimo parere, almeno su questo punto: assolto dall'accusa di revenge porn in quanto "il fatto non sussiste", l'uomo si è visto ridurre la pena ad un anno e quattro mesi per gli altri due capi d'imputazione. Una sentenza che potrebbe fare giurisprudenza?

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