Cronaca internazionale

Trump può continuare la corsa in Michigan: niente "effetto Colorado"

In Michigan non riesce lo stesso tentativo esperito in Colorado: escludere Trump dalla corsa alle primarie. Ora il destino del tycoon si trova nel bel mezzo del consueto conflitto tra diritto federale e diritti dei singoli Stati

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Il 2024 non è ancora iniziato e la campagna elettorale negli Stati Uniti è già al fulmicotone. Nell'ultima settimana era stato il destino della "candidabilità" di Donald Trump a smuovere le acque di una corsa al vetriolo sebbene paludosa negli argomenti e nelle proposte.

Due decisioni opposte e controverse

Ora si aggiunge la Corte Suprema del Michigan che ha respinto il tentativo di rimuovere Trump dalle primarie nel cruciale swing state. Qui, infatti, si è tentato di esperire la stessa via legale del Colorado: determinare se gli sforzi di Trump per ribaltare la sua sconfitta nel 2020 e l'assalto a Capitol Hill potessero esluderlo dall'elettorato passivo. L'Alta Corte, tuttavia, ha dichiarato in una breve sentenza di "non essere persuasa che le questioni presentate debbano essere esaminate da questa corte" prima delle primarie presidenziali del 27 febbraio in Michigan. Sebbene si stiano moltiplicando questo tipo di tentativi, non va dimenticato che in un sistema come quello americano tutti contribuiscano comunque a formare il diritto e non è detto che ciò che è riuscito in Colorado non possa riuscire altrove. Così come il conflitto di attribuzione sollevato dal Michigan ripropone il vecchio contrasto fra diritto nazionale e federale, rendendo molto difficile stabilire chi, in ultima istanza, ha il diritto a decidere l'esclusione di un candidato alla Casa Bianca dalla corsa elettorale.

La battaglia degli elettori del Michigan

Free Speech for the People, il gruppo che aveva presentato il ricorso, non si arrende, sottolineando come la Corte Suprema abbia sollevato un mero conflitto di attribuzione, prendendo la sua decisione sul terreno procedurale senza entrare nel merito legale della questione. L'organizzazione legale e apartitica aveva dato inizo alla propria battaglia alcuni mesi fa attraverso l'avvocato Mark Brewer che si era fatto portavoce di un gruppo via via consistente di elettori del Michigan. L'organizzazione aveva poi intentato una vera e propria causa presso il tribunale dello Stato, per impedire la comparsa del nome di Trump sulle scheda elettorale alla fine dello scorso settembre.

Ron Fein, direttore legale dell'associazione aveva equiparato le responsabilità di Trump in occasione dei fatti del 6 gennaio 2021 a quelle contenute nella sezione 3 del Quattordicesimo emendamento: Trump sarebbe ritenuto indegno della sua carica per "aver infranto il suo precedente giuramento, incitato una violenta insurrezione che ha minacciato di assassinare il vicepresidente e i leader del Congresso e ha interrotto il pacifico trasferimento del potere". L'azione legale era stata una risposta al Segretario di Stato Benson, che aveva annunciato la permanenza di Trump sulla scheda elettorale a meno che un "tribunale non avesse ordinato diversamente".

Un importante precedente legale

Il 12 settembre scorso Free Speech for the People aveva presentato un'istanta identica a nome degli elettori del Minnesota. Nel 2022, inoltre, aveva presentato ricorsi simili contro la deputata della Georgia Marjorie Taylor Greene e l'ex deputato della Carolina del Nord Madison Cawthorn per il loro ruolo nell'assalto a Capitol Hill. Nonostante queste contestazioni non abbiano portato alla loro squalifica (nel primo caso, contro la candidata mancavano le prove fattuali; nel secondo, il candidato ha perso le primarie mentre la contestazione era in corso), hanno creato degli importanti precedenti legali. Fra questi, il fatto che gli Stati possiedono l'autorità legale di giudicare le contestazioni in base alla sezione 3 del XIV emendamento; che i processi statali per giudicare le contestazioni non violano i diritti costituzionali di nessun candidato; che non è richiesta una precedente condanna penale per sollevare una contestazione in base alla sezione 3. Ma soprattutto, che le "semplici" parole, oltre i fatti, come ad esempio ordini di marciare o ostacolare un procedimento legale possono di per sé costituire un'insurrezione.

Ma che soprattutto l'amnistia del Congresso del 1872 per gli ex confederati non può applicarsi, mutatis mutandis, al caso di Capitol Hill.

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