Cronaca locale

Napoli, la mostra fotografica "Il silenzio degli occhi" apre i battenti al Museo di Capua

Il messaggio dell’artista, Giovanni d’Angelo, che ha chiesto a dodici professionisti noti sul territorio campano e nazionale di posare tenendo gli occhi chiusi, è un netto no all’indifferenza

Napoli, la mostra fotografica "Il silenzio degli occhi" apre i battenti al Museo di Capua

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Napoli, la mostra fotografica "Il silenzio degli occhi" apre i battenti al Museo di Capua

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Dodici ritratti a occhi chiusi per dodici madri mute. I volti appartengono a personalità note del mondo della politica, del giornalismo, della musica, del teatro, dell’alimentazione e della ricerca. Occhi che non vedono o non vogliono vedere? Oppure cercano uno spazio intimo per guardarsi dentro e salvarsi dalla selva di immagini, notizie, fatti che ci sopraffanno ogni giorno? Si terrà sabato 20 maggio, alle ore 10, presso il Museo provinciale campano di Capua, in provincia di Caserta, il vernissage Il silenzio degli occhi – Le Madri. La mostra fotografica dell’artista Giovanni d’Angelo, curata dalla storica dell’arte Maria Carmela Masi, resterà esposta fino a domenica 18 giugno.

Il tema della mostra

Cosa succederebbe se anche chi opera attivamente in società, avendo un ruolo di primo piano, chiudesse gli occhi e non guardasse più? Chi darebbe voce alla vita che corre, veloce, indifferente a volte, e sembra ridurre a bisbiglio le voci delle donne, delle madri e delle opere? Il contest fotografico di Giovanni d’Angelo, come già era accaduto nel 2016 con Infernatoio, nel 2017 con Per e Dentro Napoli e nel 2018 con Non Invano, torna a denunciare il fenomeno dell’indifferenza con il Silenzio degli occhi.

Locandina mostra Capua

L’esperimento sociale

Negli ultimi dieci anni la popolazione italiana è diminuita di un milione e mezzo di abitanti. Le cause? Il forte calo dei matrimoni, la pandemia, l’ignoranza biologica, la rottura di schemi e tappe predeterminate, la precarietà lavorativa, la convinzione di una assurda idea di uguaglianza di genere, ma anche la rottura di catene biologiche legate ai continui spostamenti, possono essere tra le cause della denatalità italiana. Riflessioni scottanti e dolorose che hanno cambiato l’immagine della donna, non più sacra, ma dissacrata, immortale nel corpo, perché incapace di essere immortale altrove.

“Cosa pensano, cosa direbbero quelle madri se potessero parlare? Cosa direbbero i figli alle loro madri? – ha dichiarato la storica dell’arte Masi –. È stato chiesto ad un campione di dodici persone di scrivere dei loro pensieri su se stessi o sull’idea di maternità per dare voce a questo silenzio. L’esperimento che ne è fuoriuscito è il dono principale di questa mostra”.

I volti esposti al museo

Le dodici persone che hanno prestato i loro volti all’artista sono: Sandro Ruotolo (giornalista), Valerio Taglione (comitato Don Diana), Carlo Petrini (fondatore Slow Food), Maurizio Casagrande (attore), Ignazio Riccio (giornalista, collaboratore de Il Giornale, e scrittore), Isaia Sales (politico e scrittore), Fausto Mesolella (musicista compositore), Gianni Solino (direttore Museo provinciale campano), Mariafelicia De Laurentis (astrofisico), Mimmo Borrelli (attore), Ettore De Lorenzo (giornalista) e Vittorio De Scalzi (musicista).

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