"Così è come uccidere una persona". Lo ha affermato l'arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, a proposito della bambina di 11 anni rimasta incinta dopo una violenza. "È come se la uccidessi - ha detto Nosiglia - perchè le togli la dignità e per tutta la vita sarà condizionata da quanto successo. Perchè la violenza è qualcosa che resta dentro l'anima". L'arcivescovo di Torino ha poi aggiunto: "Sappiamo che questi fatti a volte vengono a galla, a volte no, ma purtroppo ce ne sono più di quanti emergono. Credo che questi episodi dipendano anche da una cultura in cui il dominio degli altri, in particolare dei più deboli, diventa scontato".
All'inizio della prossima settimana sarà eseguita la comparazione tra il dna della bambina di 11 anni rimasta incinta e quello del 35enne amico di famiglia, accusato di avere abusato più volte della piccola, ora rinchiuso in una cella del carcere di Torino. Successivamente, gli inquirenti ascolteranno le sorelle della giovane vittima, per capire se anche loro hanno subito violenze. Quindi toccherà ai genitori e, infine, al 35enne, che dovrà spiegare cosa è successo in quell'appartamento nel quartiere Barriera di Milano. L'uomo, che è difeso dall'avvocato Manuel Perga, al momento si è avvalso della facoltà di non rispondere.
"Prima di tutto si verifichino i fatti ma se davvero dovesse risultare che un orco 35enne, un nigeriano, ha veramente violentato una bimba di 11 anni a Torino, mettendola incinta, allora qui non serve la castrazione farmacologica ma occorre
quella chirurgica, definitiva, con il bisturi, insieme ovviamente all'ergastolo. Stiamo superando ogni livello di orrore che si possa immaginare". Così il senatore della Lega Roberto Calderoli su Facebook.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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