Ondate di calore sempre più frequenti: così si superano i 40°

Il motivo delle anomale ondate di calore risiede nei gas serra immessi dall'uomo nell'atmosfera: ecco cosa hanno detto alcuni scienziati e quali sono le contromosse per adattarsi al cambiamento del clima

Ondate di calore sempre più frequenti: così si superano i 40°

Estati come quella del 2022, già passata alla storia per il numero incredibile di ondate di calore e per le temperature record registrate in Italia e in molte aree d'Europa, potrebbero diventare la regola e non più l'eccezzione nei prossimi anni. È quanto dichiarato da alcuni scienziati del clima sempre più consapevoli dei cambiamenti in atto provocati dai gas serra. Insomma, se non si farà qualcosa per invertire la rotta, i 40° saranno sempre più frequenti e persistenti raggiungendo latitudini fino a poco tempo impensabili come l'Inghilterra e l'Europa centro-settentrionale.

"Ecco il perché del rialzo termico"

"La fisica di base ci insegna che bruciando combustibili fossili i gas serra nell’atmosfera aumentano, il che provoca un rialzo della temperatura globale e ondate di calore più frequenti e calde", ha spiegato al Corriere della Sera la prof. Friederike Otto, Honorary Research Associate dell'Environmental Change Institute dell'Università di Oxford e docente nel Global Climate Science Programme. Questo trend è stato confermato "dalle osservazioni meteorologiche del passato e dalle simulazioni con i modelli informatici". Come fare per togliere la "febbre" al pianeta? Sulla carta sembra semplice, il problema sarà realizzarlo in tempi piuttosto stretti. Bisognerà "eliminare" tutti i gas serra immessi dalla rivoluzione industriale ad oggi per resettare in qualche modo la situazione. Tutti gli studi prodotti in questa direzione hanno dato un esito chiaro: senza le emissioni prodotte dall'uomo, anche le singole ondate di calore non avrebbero avuto la forza di infrangere tutti quei record.

"40°C saranno la normalità"

Dal momento che, ad oggi, non esistono le condizioni necessarie e sufficienti per l'inversione di tendenza tanto auspicata, ecco che estati roventi come quella in corso non saranno più un'eccezione ma la regola. Ci dovremo abiturare ai picchi di 40°C non più isolati e non più a uso esclusivo del sud d'Europa (Spagna e Sicilia in primis). "Si verificheranno più spesso, almeno finché il mondo non raggiungerà le emissioni zero nette di gas serra", aggiunge Ben Clarke, ricercatore all’Università di Oxford. "I nostri nipoti affronteranno condizioni meteorologiche estreme con costi elevati in termine di salute, lavoro e ambiente. E risolvere il problema domani costerà molto di più".

I rischi per l'Italia

E il nostro Paese? Siamo vulnerabili perché a due passi dal grande deserto del Sahara: secondo Paola Mercogliano del Centro euro-Mediterraneo sul Cambiamento Climatico, "la frequenza delle ondate di calore aumenterà entro il 2050 del 21% rispetto a quanto accaduto negli ultimi trent’anni, in uno scenario di innalzamento della temperatura di 1,5°C, del 35% a +2°C, e dell’80% a +4°C", ha dichiarato al Corriere. Oltre alla siccità, il problema riguarda i decessi causati dal caldo come le oltre 20mila persone vittime nella famosa estate 2003. Soltanto in Germania, negli ultimi due anni, i numeri raccontano di ottomila morti per il caldo. Il ricercatore Clarke consiglia di rivedere il verde delle città, implementandolo notevolmente, e isolare termicamente gli edifici.

"Scienza in un'unica direzione"

Gli studi vanno tutti nella stessa direzione: ce lo ha detto anche il prof. Valter Maggi, Ordinario di Geografia Fisica all'Università Bicocca di Milano e Presidente del Comitato Glaciologico Italiano, in un'intervista sullo stato dei ghiacciai alpini. "È da 40 anni che tutti gli articoli scientifici vanno nella stessa direzione, che c'è un forte impatto dell'uomo sull'atmosfera e come risultato c'è un cambiamento climatico", aggiungendo che "se l'intera letteratura scientifica va nella stessa direzione, il sospetto che ci sia qualcosa di reale c'è".

Chi produce petrolio, come spiega la climatologa Friederike Otto, dovrà "cambiare il proprio modello di business" perché il collegamento tra "ondate di calore, siccità e uragani al riscaldamento globale indotto dall’uomo" ormai non è più un mistero.

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