Aborti per fermare Zika La triste ricetta Onu per sconfiggere il virus

La raccomandazione dell'Oms davanti all'avanzata del virus: niente più limiti a contraccezione e interruzione di gravidanza

Aborti per fermare Zika La triste ricetta Onu per sconfiggere il virus

Sappiamo poco del nuovo virus Zika. Alcuni scienziati dicono sia terribile. Altri sia invece un morbo curabilissimo. L'Onu nel dubbio fornisce una certezza. In attesa che sia approntato un vaccino, propone un diserbante di creature umane nascenti, dette anche feti, e lo chiama diritto umano. Più che un diserbante è una falce. In tanti hanno polemizzato con Ratzinger quando parlava di principi non negoziabili, tacciandolo di fondamentalismo. Ora il principio non negoziabile è questo: in caso di dubbio, non avere dubbi, scarta, passa in discarica o donna il frutto del tuo seno.Scrive l'Ansa, e assume il tono di Mosè che recita i comandamenti scritti da Dio con il suo dito: «Le leggi che limitano l'accesso ai servizi per la salute sessuale e riproduttiva, compresa la contraccezione e l'aborto, in violazione delle norme internazionali devono essere abrogate e la difesa dei diritti umani delle donne è essenziale nella risposta all'emergenza sanitaria provocata dal virus Zika. Lo ha affermato oggi l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Zeid Ra'ad Al Hussein».Traduciamo in modo rozzo. In questo momento l'area di diffusione della malattia è continentale. L'Organizzazione mondiale della Sanità prevede una diffusione esplosiva universale. È arrivata in America del Nord, e in Spagna. Anche in Italia, dove ieri a Roma è stato diagnosticato il nono caso a una persona appena tornato dal Brasile. Insomma, l'area dello Zika è il mondo. E qual è la sola, unica, grande raccomandazione agli Stati: vietato limitare la contraccezione (nessuno Stato peraltro la vieta, semmai, vedi Cina e India, è il contrario), e qualora esistessero eliminare qualunque barriera che oggi limita l'aborto, in nome del diritto umano delle donne.Qualunque esperto di comunicazione, e l'Onu ne paga a migliaia, sa che un'informazione diffusa a tambur battente con questi toni e contenuti significa: è assolutamente consigliabile in questi anni non far figli, se dovesse capitare, per il bene della donna, eliminateli.Una volta, dinanzi al diffondersi della pestilenza, con molto candore, la folla si radunava in processione per invocare la Madonna: qualche volta accadeva il miracolo, di certo era occasione per il propagarsi dell'epidemia. Quindi si isolavano per crudele necessità nei lazzaretti i malati, e intorno a loro, eroici medici e frati e suore li curavano. Qualcosa di simile, di bello e tragico, è accaduto con Ebola poco tempo fa. Mai in nessun caso nella nostra civiltà si è consentito o addirittura consigliato di uccidere il malato o il figlio del suo seno. Oggi c'è un salto di disumanità in nome dei diritti umani. Una malattia è trattata non come un fenomeno di cui debellare il virus, e raccogliere le forze solidali dell'umanità ferita, ma come un'opportunità per affermare il diritto universale all'aborto.Chi scrive qui non ha competenza scientifica sullo Zika. Non so dire quanto e quale sia il rischio che le donne incinte possano contrarre la malattia e che questo determini malformazioni nel feto. Anche se ci fosse un rischio statistico pauroso, sono certo sia un bene qualunque creatura umana nascitura o già nata. Non è una idea fanatica. Francesco condannando la «cultura dello scarto» dominante nel mondo, ha detto: «Ogni bambino non nato, ma condannato ingiustamente a essere abortito ha il volto del Signore, che prima ancora di nascere, e poi appena nato ha sperimentato il rifiuto del mondo». Anche un bambinetto acefalo, e lo ha accarezzato.

In realtà quella proposto dall'Onu non è una difesa della donna, ma della razza: si tratta di aborto eugenetico, tendente a eliminare anche solo la possibilità che possa nascere un piccolo con un qualsiasi difetto. E questo sarebbe l'Onu dei diritti umani. Il principio di precauzione serve a tutelare la vita, non come pretesto per desertificarla.

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