Progettavano un furto milionario al caveau della Banca d'Italia di Ancona ma il loro piano è stato scoperto dai colleghi delle forze dell'ordine che li hanno arrestati. Così sono finiti in manette il comandante della stazione dei carabinieri di Collemarino di Ancona (attualmente in malattia), Ivano Brocca, e un sovrintendente della squadra mobile del capoluogo marchigiano, Francesco Lestingi, oltre a due pregiudicati pugliesi. I quattro avrebbero provato a corrompere un altro carabiniere in servizio presso la sede di Bankitalia per bloccare il sistema di videosorveglianza e mettere a segno il colpo. Sono stati arrestati con le accuse di corruzione e concussione.
Un dossier anonimo, confezionato per ricattare il basista "designato": un carabiniere in servizio di vigilanza davanti alla sede della Banca d’Italia di Ancona, che tuttavia rifiutò l’offerta. C’è anche questo nei faldoni dell’indagine che oggi ha spalancato ai due uomini delle forze dell'ordine, accusati di progettare con due complici un furto da 200 milioni di euro nel caveau della Banca d’Italia.
Il militare di guardia alla banca aveva bloccato un primo tentativo di concussione, e così il maresciallo Brocca, insieme ai suoi complici, avrebbe predisposto un dossier falso su di lui. La vittima del ricatto però aveva già denunciato il superiore. Quando, qualche mese fa, Brocca lo convocò in caserma per parlare del "fascicolo" che lo avrebbe potuto incastrare per non meglio precisati addebiti, il militare si presentò all’appuntamento con un registratore nascosto, registrando la conversazione che ha inchiodato il maresciallo e i suoi complici.
"Una vicenda che sconcerta", ma che dimostra ancora una volta come "carabinieri, polizia e procura facciano fronte comune per affermare la legalità", a maggior ragione quando nei reati sono coinvolti esponenti
delle forze dell’ordine. Così il procuratore capo di Ancona, Elisabetta Melotti, ha commentato l’arresto della banda di cui facevano parteil maresciallo dei carabinieri e il sovrintendente della Polizia.
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