Cara di Mineo, iniziata l'evacuazione ma almeno 21 migranti mancano all'appello

Secondo fonti del Viminale, solo 44 su 65 migranti sono effettivamente saliti sui bus: di 21 di loro non si sa più nulla

Cara di Mineo, iniziata l'evacuazione ma almeno 21 migranti mancano all'appello

Fila tutto liscio, o quasi, nel primo dei tre giorni previsti dal piano del Viminale per trasferire dal Cara di Mineo almeno 150 migranti. Il centri per richiedenti asilo, secondo le disposizioni contenute all’interno del decreto Sicurezza, va chiuso entro un anno e dopo l’evacuazione della struttura di Castelnuovo di Porto, tocca adesso a quella più discussa situata nel cuore del Calatino.

Ma non tutto, per l’appunto, va per il verso giusto. Se, a differenza del caso del Cara laziale, non ci sono proteste né di migranti e né di associazioni, è pur vero però che all’appello tra chi deve lasciare il centro mancherebbero almeno sei persone. O forse anche di più: ufficialmente, dei 50 che in questo giovedì mattina sono attesi sui bus per essere destinati verso soluzioni alternative, si presentano 44 migranti. Di sei di loro non si sa più nulla. Ma in realtà il numero sarebbe ancora maggiore: secondo fonti del Viminale, ai 50 attesi fuori bisogna contare in più anche 15 migranti inseriti in lista come "quota di riserva" ed anche di loro non si saprebbe più nulla. Secondo questo dato, sarebbero quindi in totale 21 i soggetti di cui non si conosce sorte.

Non si tratta, come specifica sempre il ministero dell'interno, di gente scappata o che fugge dopo aver forzato i blocchi. Più semplicemente, sono persone che scelgono volontariamente di non presentarsi con valigie alla mano all’uscita del Cara. A spiegare meglio la situazione è Francesco Magnano, direttore del centro d’accoglienza più grande d’Europa: “Si tratta di persone che hanno un permesso di soggiorno e possono andarsene quando vogliono – afferma Magnano su MeridioNews – In questo modo, però, hanno perso il diritto all'accoglienza in strutture governative, ma possono rimanere in Italia finché avranno un regolare permesso di soggiorno”.

Non sono scappati dunque, ma la sostanza non cambia: di loro difficilmente in futuro si saprà qualcosa. È proprio uno degli spauracchi principali evocati dai detrattori del decreto sicurezza di Salvini. Non si può obbligare una persona ad accettare una sistemazione, chi va via però perde determinati diritti e questo dovrebbe servire, per molti, come deterrente rispetto allo scegliere di rinunciare ad alloggi alternativi. Per molti appunto, ma non per tutti. Ed oggi a Mineo si è avuta dimostrazione: c’è chi non si è presentato ed ha scelto di andare via.

Se rintracciato o se, spontaneamente, chi non è salito sui bus questo giovedì mattina si ripresenta chiedendo un’altra sistemazione, il migrante non può avere diritto all’alloggio ma può al contempo rimanere in Italia finché ha in tasca il permesso di soggiorno. Con il rischio quindi che vaghi senza precise mete e senza poter essere eventualmente rintracciato in caso di espulsione.

Intanto fra dieci giorni sono in programma altri trasferimenti. Il 17 febbraio infatti, altri pullman dovrebbero portare via altri 50 migranti, stesso scenario previsto per il 27 febbraio.

Di sicuro, al termine di questo mese il Cara di Mineo avrà 150 migranti in meno, il problema sarà appurare se questo numero sarà equivalente a quello dei richiedenti asilo ricollocati in strutture più piccole. Già, sotto questo fronte, è possibile fare una sottrazione di sei unità.

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