L'alleanza di governo, tra abboccamenti, conferme e smentite, sta per diventare alleanza politica da proporre ovunque sul territorio. Non c'è dubbio che dal punto di vista numerico l'ammucchiata Pd-M5s-Renzi-Leu abbia la possibilità di contendere al centrodestra unito vittorie elettorali altrimenti impossibili. Ma come dimostra la cronaca di questi giorni parliamo di un'alleanza incapace di visioni forti e univoche (basta vedere il caos sulla manovra economica) e per la sua fragilità destinata ad essere in balia di interferenze esterne (vedi le incursioni dei servizi segreti americani e russi). In politica i numeri, anche quelli elettorali (oggi sondaggi) dicono molto, ma non tutto. Per esempio non dicono che - per quanto alto possa essere il gradimento del premier in carica - un governo, e quindi tutto il Paese, non va da nessuna parte senza un leader forte e autorevole. Conte piace a molti italiani e pure a Trump, ma qui non parliamo di un concorso di bellezza. Conte pensa di essere e si comporta da leader ma in realtà è una marionetta nelle mani dei suoi soci, del Quirinale e degli alleati.
Dicevamo che un Paese senza leader è come un'auto, anche bella, senza benzina, che per muoversi ha bisogno di un traino. Nella storia recente l'Italia ha avuto al suo vertice solo due leader e non per nulla il loro avvento ha coinciso con gli unici due periodi di crescita e ottimismo. Il primo si chiamava Bettino Craxi, il secondo si chiama Silvio Berlusconi. Entrambi sono stati (uno lo è ancora) personaggi discussi e controversi, ma sicuramente mai al traino di nessuno, al punto di essere per questo perseguitati in quanto scomodi al sistema. Il portiere dell'hotel Raphael di Roma, dove Craxi soggiornava, ha raccontato che una sera del 1985, nel pieno della crisi diplomatica tra Italia e America per il caso Sigonella, il segretario del Psi si ritirò in camera stravolto dalla stanchezza ordinandogli di non disturbarlo per nessun motivo. Dopo qualche ora nella camera di Craxi squillò il telefono e Craxi seccatissimo chiese ragioni al povero portiere. «Mi scusi se ho disobbedito - disse questi - ma ho in linea il presidente degli Stati Uniti». E Craxi secco: «E allora? Gli chieda cosa vuole».
Passano gli anni e nel 2011 in una riunione del G8 a Cannes i leader europei offrono al premier Silvio Berlusconi fino a 100 miliardi del Fondo monetario internazionale per salvare lui e il suo traballante governo. «L'Italia non è in vendita», rispose seccato Berlusconi rifiutando l'offerta, ben sapendo di firmare così la sua condanna a morte (politica) che infatti avvenne poche settimane dopo. Ecco, io non ce li vedo Conte e Zingaretti tenere la schiena tanto diritta. Anzi, il primo abbiamo già visto quanto sia propenso a piegarla sia in Italia che all'estero.
E allora - è una logica conseguenza - non li vedo capaci di combinare nulla di buono, né di poter restare in sella più di tanto.Un Paese lo si guida con un leader, non a colpi di ammucchiate. Il problema è che oggi il leader non lo abbiamo.
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