"Quando scendi in bici da un sentiero come questo, non puoi tenere lo sguardo appena oltre il manubrio, devi puntarlo qualche metro più avanti. Oppure, se vedi un ostacolo, non fai più in tempo a frenare per evitarlo". A parlare è il ciclista Alessandro Barni, un torinese di 42 anni, parrucchiere per lavoro, biker nel tempo libero e amante del downhill, una disciplina che prevede la guida di biciclette sportive su terreni scoscesi.
Dalla sua pagina facebook, Alessandro ha denunciato le trappole che troppo spesso i ciclisti trovano sul loro cammino. Nello specifico un cavo di nylon teso all'altezza del collo che, se non visto, potrebbe causare delle conseguenze gravissime.
Accompagnato da Repubblica, il ragazzo ha deciso di ripercorrere lo stesso tragitto fatto nei giorni precedenti e cioè il sentiero "della chiesetta" sul Bric della Maddalena, sulle colline torinesi. Le trappole non ci sono più, forse a causa della denuncia pubblica, ma Alessandro non si distrae neanche un attimo: "Nel bosco tutto può rapprensentare un pericolo: un animale, un albero o un masso caduto sul sentiero. Oppure una radice che ha perso la corteccia e diventa scivolosa come una lastra di ghiaccio. Di rami bassi è pieno il bosco ma doversi guardare dall'uomo è assurdo: e un filo da lontano è invisibile".
Ma quello di Alessandro è solo l'ultimo episodio. Nel mese di aprile ad esempio una pista ciclabile di Cagliari era stata cosparsa di puntine. Oppure, come racconta su facebook Daniele Zacchigna, "un letto di cocci di bottiglia". E aggiunge: "Pensavo fossa colpa di un maleducato, ma temo di essermi sbagliato".
Trappole o meno, le persone arrabbiate con gli amanti delle biciclette sono molte.
Soprattutto gli escursionisti che, risalendo i pendii, si trovano improvvisamente di fronte bici che sfrecciano come proiettili. E poi proprietari di terreni che non vogliono far entrare estranei.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.