Il professore ha novant'anni e non ha mai smesso di cercare l'infinito. Lo fa anche se sa benissimo che non esiste. È, come dice lui, un'invenzione dell'intelletto umano. È un sogno, un'aspirazione, una forma di resistenza, il desiderio di non rassegnarsi a qualcosa che da un giorno all'altro non c'è più. Tutto nell'universo ha una misura e quindi una fine. È quello che aveva intuito Leopardi davanti all'ultimo orizzonte, quella siepe che lo sguardo esclude. Non è che il professore non ama la poesia, ma ti risponde con la costante di Plank e ti trascina nei suoi territori. «Immagina qualsiasi azione che tu possa fare, la più grande che ti passa in testa. Tipo spostare il più lontano possibile tutte le costellazioni dell'universo. Fatto?». Fatto. «Bene. Allora devi calcolare la tua energia moltiplicandola per il tempo. Il risultato massimo che puoi raggiungere è 10 alla centoventiquattresima. Di più non si può. È un limite. Finito. Stop. Rassegnati».
Il professore è Antonino Zichichi e ogni tanto devi ricordarti di non cadere in questi tranelli con lui. Ti ci perdi. L'altra sera ti chiama verso l'ora di cena e ti chiede se hai letto l'ultima mail che ha inviato. «Ancora no. Di che parla?». «Ti ho raccontato due o tre cose sul supermondo». È la sua teoria sulla struttura dell'universo. La sua ossessione, la sua scommessa, un viaggio oltre lo spazio-tempo, con la paura di perdersi nei labirinti delle 43 dimensioni accartocciate al livello più remoto della realtà, lì dove l'ultrapiccolo genera mondi. Dentro un protone c'è l'universo.
È come avere un nonno che ti apre porte sconosciute. Non capisci tu, ma resti incantato, stupito. È come perdersi in un'avventura. L'idea del nonno chiaramente a Zichichi non piace. Il tempo lo conta a modo suo e nei suoi calcoli i 90 anni sono solo un accidente. Non ama neppure i compleanni. Il 15 ottobre, martedì prossimo, dirà che ha molte cose più importanti da fare. Non ha neppure una grande passione per le favole. Quello che ha fatto per tutta la vita è restare fedele al metodo di Galileo: osservare, intuire, sperimentare, confrontare le teorie con i fatti. È la scienza. Il bello di questa ricerca senza fine è che non è fredda e distante come si pensa. È l'avventura più esaltante dell'umanità. È il tentativo di dare una risposta alle uniche domande che poi davvero alla radice del cuore. Quelle che hanno a che fare con chi siamo e cos'è tutta la luce e il buio che ci circonda.
Non sai se per questo è diventato un personaggio. Tu staresti ore ad ascoltarlo quando ti parla dell'antideutone, perché è il nucleo di antimateria formato da un antiprotone e un antineutrone. È che Zichichi non è solo questo. È diventato da anni pop. È Crozza che lo incarna e lo interpreta e lui sorride, si diverte, a vedere l'anti se stesso in tv. È come ritrovarsi in una serigrafia di Andy Warhol. Forse tutto questo gli ha creato invidie e nemici. Non ha aiutato neppure il suo non ateismo, quel dichiararsi credente e cattolico. Non importa che ripeta sempre: non bisogna confondere fisica e metafisica. Sono due piani diversi.
Ieri è stato in Radio. A Radio Uno. Ospite di Un giorno da pecora, da Geppi Cucciari e Giorgio Lauro. Come si fa a campare fino a 90 anni? «Bisogna fare come me: essere una macchina pensante, io penso sempre». Quanti anni si sente? «Me ne sento 19». A quanti anni vorrebbe arrivare? «A 300. Ho tante cose da risolvere, tante cose su cui riflettere». Ha cominciato a raccontare che mangia poco, ma non è fissato per l'alimentazione. «Di solito salto il pranzo. Poi magari prendo quattro cappuccini, tre yougurt, cereali e frutta. Qualche volta a cena mi concedo un bicchiere di vino».
Si è messo a parlare del suo primo amore. Non lo ha mai dimenticato. «Laura, lei aveva 10 anni e io 12, era vero amore». Poi la domanda che in questi giorni non si poteva non fare. Non le dispiace di non aver ricevuto il Nobel per la Fisica? «No, e se Nobel fosse vivo non approverebbe. Ma non c'è nessun dubbio che lo avrei meritato».
Non sai se davvero non
gli dispiaccia. È certo che baratterebbe però ogni gloria terrena con la realtà della sua intuizione. Se il supermondo esiste Antonino Zichichi è stato il primo a teorizzarlo. È la sua scommessa ed è a quarantre dimensioni.
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