Coronavirus

"Contratto per milioni di dosi". Ma il governo stoppa il Veneto

I due mediatori non hanno risposto alla richiesta dei numeri dei lotti eventualmente disponibili

"Contratto per milioni di dosi". Ma il governo stoppa il Veneto

Alla fine dopo trattative e polemiche il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha preferito chiudere la questione con una battuta: “Comprare vaccini per gli altri? Per adesso solo grappa”. Le sue parole sono in risposta a quanto detto qualche giorno fa dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca che, in riferimento all’acquisto tramite intermediari aveva sottolineato che “i vaccini sono un prodotto un po’ diverso dalla grappa barricata”.

Le offerte fatte al Veneto

Come riportato dal Messaggero, ormai Zaia è stanco di ripetere che il Veneto ha ricevuto almeno venti offerte e che, dopo aver dato tutta la documentazione ai carabinieri del Nucleo antisofisticazione e sanità, ha chiesto l’autorizzazione all'Aifa per importare, la quale Agenzia italiana del farmaco l'ha rimandata al commissario straordinario Domenico Arcuri. Da sua indicazione sono stati chiesti ai due mediatori i numeri dei lotti, ma non vi sarebbe stata risposta. Finita qui? Sembra di no. Le proposte arrivano ma il direttore generale Luciano Flor non va oltre.

Nero su bianco ci sono le bozze di contratto per 27 milioni di dosi Pfizer-Biontech, una delle quali, quella riguardante 12 milioni di dosi, provenie da un importante distributore farmaceutico del Regno Unito, accreditato in Italia e fornitore di molti ospedali in tutta Europa. Insomma, dubbi su questo fornitore non ce ne sarebbero quindi. Come chiesto dal ministero della Salute, la Regione Veneto avrebbe domandato al distributore i numeri dei lotti eventualmente disponibili, al fine di controllarne la veridicità. Ma non è stato mandato nulla. Lo stesso dicasi per l’altro mediatore, Luciano Rattà, che ha però spiegato: “Lavoro con un distributore e avevo fatto un'offerta alla Regione Veneto. Le dosi erano 2,5 milioni di fiale e ogni fiala sono 5 o 6 dosi. Il prezzo era esattamente lo stesso che avrebbe pagato, e che paga, la Comunità Europea. La consegna del vaccino la fa sempre l'azienda, la fa sempre Pfizer. La condizione sine qua non per comprare un farmaco è che deve comprarlo un governo. In questo caso io ho considerato la Regione Veneto un governo”.

L'esempio di San Marino

Il presidente del Consiglio Mario Draghi lo scorso giovedì si è invece rivolto all’Europa. Zaia ha commentato sottolineando che il suo è stato un appello autorevole che non può essere rimandato al mittente. Ha poi rimarcato che sul piano vaccini l’Europa ha una posizione debole, e che altri Paesi nel mondo sono riusciti a firmare contratti migliori. Anche il leader della Lega Matteo Salvini è sulla stessa lunghezza d’onda, ha infatti detto: “San Marino (oggi ho contattato ministri, parlamentari e amministratori locali) ha cominciato a curare la popolazione coi vaccini comprati in Russia, e andrà avanti coi vaccini acquistati in Israele. Visto che l'Europa non manda quanto promesso, sarebbe giusto che anche il governo italiano, in attesa di avviare una auspicata produzione nazionale, cercasse all'estero quello che serve per combattere il Covid: la salute dei cittadini non ammette altri ritardi, sprechi o errori”.

A ribattere è stata l’europarlamentare dem Alessandra Moretti, il cui timore è che le polemiche contro l'Unione europea sui vaccini, locali e nazionali, siano solo strumenti per coprire errori e inefficienze. Secondo la Moretti, “se non ci fosse stata l'Unione Europea, ogni Paese sarebbe andato in ordine sparso offrendo alle aziende farmaceutiche la possibilità di giocare al rialzo sui prezzi o, peggio, saremmo diventati i vassalli della Cina e della Russia”.

E magari saremmo già tutti vaccinati da un pezzo.

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