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Coronavirus, per quanto tempo si resta infetti?

Non sappiamo con precisione per quanto tempo restano infetti i soggetti colpiti dal coronavirus. Per i sintomatici la Lombardia ha scelto di raddoppiare il periodo di isolamento, portandolo a 28 giorni

Coronavirus, per quanto tempo si resta infetti?

Caserme e strutture alternative alle normali abitazioni per consentire ai pazienti guariti dal nuovo coronavirus di svolgere un isolamento domiciliare in condizioni di sicurezza ed evitare possibili contagi o recidive.

Uno degli step fondamentali per ridurre la diffusione del Covid-19 consiste infatti anche nel monitorare con attenzione le persone che hanno vinto la loro battaglia personale contro il nemico invisibile. Già, perché di questo agente patogeno conosciamo molto poco, comprese numerose dinamiche relative ai contagi.

Ad esempio non sappiamo con precisione per quanto tempo restano infetti i soggetti colpiti dal coronavirus. Come spiega sul quotidiano Repubblica Gianni Rezza, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell'Istituto superiore di sanità, “è stata adottata la regola di 14 giorni dalla fine dei sintomi per concludere l'isolamento” anche se “abbiamo trovato persone che ci mettono 20 giorni o un mese ad avere il tampone negativo”.

Per quanto riguarda l'andamento della contagiosità, dagli studi effettuati su vari campioni sembrerebbe che esista un picco di secrezione virale in contemporanea con la comparsa dei primi sintomi. Con il passare dei giorni, proprio come per l'influenza, questa carica si abbassa. “Visto che con il tempo la contagiosità diminuisce – ha spiegato Rezza - quando la malattia è passata e i sintomi sono scomparsi è difficile che la persona infetti. Difficile ma non impossibile”.

L'isolamento e il rischio dei contagi in famiglia

A proposito della quarantena dei sintomatici, la Lombardia ha scelto di raddoppiare il periodo di isolamento, portandolo a 28 giorni. Il motivo è presto detto: non conoscendo con esattezza l'esatta durata della contagiosità, la regione lombarda ha scelto di essere prudente.

Anche perché a Milano e dintorni il numero di casi continua ad essere alto e gli esperti sono preoccupati. Alcuni hanno suggerito che tutto questo possa essere ricollegabile alle persone senza sintomi ma positive che hanno ricominciato a uscire, ma a detta di Pier Luigi Lopalco, epidemiologo di Pisa, “chi ha avuto i sintomi, oltre ad essere meno infetto, è pure più cauto”.

Uno dei pericoli più grandi è probabilmente il contagio che avviene all'interno di una stessa famiglia. È per questo motivo, come spiegato, che l'isolamento domiciliare deve essere fatto in condizioni di massima sicurezza, così da impedire la diffusione del virus anche agli altri membri del nucleo familiare. Non a caso le autorità mettono spesso a disposizione dei positivi strutture e caserme varie.

Sul tavolo restano poi altri dubbi.

I guariti possono essere infettati una seconda volta? Per Rezza “dovrebbe esserci comunque un periodo in cui queste non avvengono perché chi ha preso il virus si è immunizzato” anche se il condizionale è d'obbligo.

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