Delirio sessista sull'apostrofo. Castrata anche la grammatica

Delirio sessista sull'apostrofo. Castrata anche la grammatica

L a grammatica è un pregiudizio sessista, l'ortografia una convenzione borghese. Forte di questa impalcatura filosofico-ideologica, il canale televisivo Real Time (gruppo Discovery) ha indirizzato una bizzarra petizione all'Accademia della Crusca per «poter scrivere la parola amore sia al maschile sia al femminile». In tal modo i firmatari vorrebbero «istituire il genere neutro per la parola amore». Genere sconosciuto alla lingua italiana.

L'altro ieri è stata lanciata l'iniziativa con una pagina di pubblicità su alcuni giornali. Slogan: «Vi auguriamo un'amore che è tutto un programma». Evidente l'apostrofo fuori luogo. Qualcuno ha pensato: ammazza che errore. Ieri, giorno di San Valentino, è uscita una seconda pagina che ha spiegato la singolare trovata a chi non avesse capito, cioè quasi tutti. Nessun errore o, meglio, un errore voluto: «Un amore è un'amore. L'amore non ha età, razza, religione, genere, orientamento sessuale. Nella lingua italiana, però, la parola amore è un sostantivo di genere maschile. Se i pregiudizi iniziano dal linguaggio, è arrivato il momento di cambiare la nostra lingua». Rendendo «neutra» la parola amore, si legge, «possiamo combattere la discriminazione» perché «siamo per ogni genere d'amore». La proposta sarebbe dunque in sintonia con la linea editoriale del canale che tra l'altro ha in calendario, a metà marzo, un reality, Primo appuntamento, forse non del tutto estraneo alle pubblicità in questione. Insomma, l'apostrofo al posto sbagliato è l'inizio di una battaglia contro il sessismo e l'omofobia. Associare un amore omosessuale a uno sfondone da quinta elementare non si direbbe il massimo per cominciare una campagna che si presenta così: «Perché l'amore non sia mai un errore». Tanto più che è lecito pensare, almeno dalle reazioni su facebook, che la comunità LGBT non sia in attesa di un parere informale dell'Accademia della Crusca ma di altri riconoscimenti.

La petizione di Real Time è stata seguita a ruota da un contro-appello che si rivolge proprio alla Crusca «affinché, in nome di un presunto progressismo e una ingannevole parità di genere, non vengano messe in dubbio le norme grammaticali basilari della Lingua Italiana». Ci ha pensato il giornale ilconservatore.com. Daniele dell'Orco, che firma l'articolo a corredo, inserisce il caso nel filone del politicamente corretto ispirato agli studi di genere. Il filone, per intenderci, che ha imposto l'utilizzo di termini quali «ministra» o «sindaca».

Dopo la petizione e il contro-appello, concludiamo con la lettera aperta.

Qualche settimana fa, seicento docenti universitari hanno scritto al ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli e al Parlamento italiano per lanciare l'allarme: «È chiaro ormai da molti anni che alla fine del percorso scolastico troppi ragazzi scrivono male in italiano, leggono poco e faticano a esprimersi oralmente». Che ingenui questi professori. In realtà, le regole della grammatica sono odiosi strumenti di repressione al servizio del potere e vanno quindi distrutte. Real Time ha dato il suo piccolo contributo alla rivoluzione.

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