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Erba, Azuz batte cassa: vuole l'eredità della moglie

Il tunisino, che nella strage ha perso la moglie Raffaella e il figlio Youssef, ha chiesto di ottenere la sua parte dell’eredità, la legittima, che non ha mai avuto

Erba, Azuz batte cassa: vuole l'eredità della moglie

Azouz Marzouk ha deciso di battere cassa. Il tunisino che nella strage di Erba ha perso la moglie Raffaella e il figlio Youssef ha chiesto alla famiglia Castagna di ottenere la sua parte dell’eredità, la legittima, che non ha mai avuto. A dirlo al settimanale «Cronaca Vera» in edicola oggi è il suo legale Luca D’Auria. Azouz sin dal 2008 aveva cominciato a dubitare della colpevolezza della coppia condannata all'ergastolo per la strage dell’11 dicembre 2006 dove morirono anche Paola Galli, madre di Raffaella e una vicina di casa. E adesso ci sarebbero nuove prove a corroborare la sua tesi. «Intanto registriamo il dato dell’esistenza del testimone di cui Azouz parlava da cinque anni – ha spiegato al settimanale l'avvocato Fabio Schembri, che insieme a Luisa Bordeaux e a Nico D’Ascola compone il pool difensivo della coppia di Erba - noi invece abbiamo dato mandato ai nostri consulenti scientifici, Carlo Torre, Valentina Vasino e Sara Gino, di analizzare alla luce delle conoscenze moderne le tracce di sangue trovate sul luogo della strage e all’epoca risultate “non interpretabili”». Sono le tracce di sangue trovate dai Ris di Parma guidati dal colonnello Garofano - che al processo di primo grado testimoniarono come testi a discolpa di Olindo e Rosa - minuscole tracce di sangue trovate sulla scena del delitto ma mai identificate e definite “scientificamente non interpretabili” così come alcune impronte digitali che non appartenevano né alla coppia né ai soccorritori. «Dalla strage sono passati quasi sette anni e le tecnologie da allora hanno fatto passi da gigante - dice Schembri - vogliamo capire se, con le tecniche attuali, è possibile che gli elettroferogrammi che abbiamo a disposizione consentano di attribuire la paternità di quelle tracce». Di chi sono? E se fossero la firma della strage? Insomma, tutto sembra suffragare la tesi "innocentista" che Azouz Marzouk ha deciso di abbracciare. La settimana scorsa l’avvocato D’Auria ha trovato in Tunisia il misterioso supertestimone che scagionerebbe la coppia di Erba. L'uomo nel 2008 era andato a casa della madre di Azouz sostenendo che gli assassini fossero altri. Azouz ne fu turbato, tanto che ha deciso alla vigilia della sentenza di Cassazione che ha confermato la condanna all'ergastolo per la coppia, di rifiutare la costituzione di parte civile. «Azouz è deciso a scoprire tutta la verità» ha detto D’Auria a "Cronaca Vera" - ma la cosa sconcertante sulla vicenda è che è stato fatto passare per un “fatto storico” l’esistenza di una macchia di sangue sulla macchina di Olindo Romano che nessuno ha mai visto perché non è visibile in alcuna foto e non è dunque documentabile». Fu l’unica prova scientifica contro i Romano, irrobustita dalla testimonianza del superstite Mario Frigerio, marito di una delle vittime che però accusò Olindo solo dopo aver riconosciuto un gigante «di carnagione olivastra, probabilmente straniero e mai visto prima». Sulla sentenza pende anche un ricorso alla Corte di Strasburgo, teso a far riaprire il processo (cosa che potrebbe avvenire nel caso in cui il tribunale per i diritti dell’Uomo condannasse l’Italia per violazione dell’articolo 6 del trattato internazionale, ossia l’equo processo).

A meno che non saltino fuori nuove prove, come l'identità della persona che nella mattanza di Erba lasciò impronte digitali e sangue. Se fosse uno degli assassini la storia processuale della strage di Erba andrebbe completamente riscritta.

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