Il governo di scopo è impossibile, perché l'Unione europea, la Bce, il Fondo monetario internazionale e comunque (in primo luogo) il mercato internazionale (...)
(...) del debito pubblico ci chiedono una manovra strutturale di bilancio, di carattere pluriennale - che è una vera e propria manovra politica, economica e sociale strutturale di medio termine - al fine di evitare la fuga dall'investimento nei nostri titoli. La manovra è basata su due pilastri finanziari che, nella presente situazione, comportano un politica strutturale: un deficit non superiore all'1% del Pil e, conseguentemente, una riduzione sostanziale automatica del rapporto fra debito e Pil che è ora superiore al 131% del Pil, basata anche sul fatto che la manovra correttiva deve esser non negativa e (nei limiti del possibile) positiva per la crescita del Pil e dell'occupazione. Nel 2011, quando il governo Berlusconi fu mandato a casa con una operazione orchestrata, il nostro debito pubblico era il 118% del Pil e ciò veniva considerato eccessivo. Si ribaltò il governo democraticamente eletto, per dare spazio a governi capaci di manovre correttive maggiori di quelle graduali del governo Berlusconi. I presunti risanatori invece che ridurre il rapporto debito/Pil lo hanno fatto salire mediante una manovra correttiva fatta di tassazioni soprattutto patrimoniali che hanno generato una recessione che ha fatto cadere il Pil, sicché il rapporto debito/Pil è aumentato. I successivi governi a guida Pd hanno lasciato lievitare il debito Pil con costose politiche di spese e bonus, mentre l'Irpef rimaneva aspramente progressiva e le imprese avevano alte aliquote marginali: maggiori per le imprese minori che per le grandi. Il rapporto attuale del debito/Pil al 131% è il maggiore d'Europa, Grecia a parte. Ciò genera rischio finanziario, ora che il tasso di interesse comincia a salire sul mercato europeo grazie alla ripresa economica, facendo crescere il costo del servizio annuo del debito. Questo rischio si ripercuote sulle banche, che hanno molto debito pubblico e diminuisce lo spazio per la concessione di credito a imprese e famiglie. Ciò riduce la spinta alla crescita del Pil, che viene dalla ripresa in atto. Se il Pil non cresce in modo consistente è meno facile la riduzione del rapporto fra volume del debito e Pil. Da ciò viene che ha natura strutturale il Def, il Documento di economia e finanza in cui si deve delineare la manovra di bilancio per 2018-20. Per il 2018 nel Def ci viene chiesta una correzione di 0,3 punti di Pil, pari a 5 miliardi su base annua, 7 miliardi per i mesi da aprile in poi, e nel Def si deve indicare la manovra triennale 2019-2021. Essa è fondamentale non solo per il bilancio e il debito pubblico, ma anche per il sistema bancario, le imprese, la crescita del Pil, la riduzione della disoccupazione. L'aumento del Pil migliora il rapporto debito/Pil a parità di debito, la riduzione della disoccupazione e l'aumento dell'occupazione mediante aumento delle persone che cercano un lavoro ufficiale invece riduce la spesa sociale per i bisognosi e consente aumenti di età pensionabile e di lavoro dopo la pensione, senza generare disoccupazione nelle altre fasce di età. Il programma del centrodestra è basato su misure che rendono possibile questa azione strutturale.
Ma ciò comporta una cosa del tutto diversa da un governo di scopo, di durata limitata, per la riforma del sistema elettorale e dei costi della politica. Un diversivo insostenibile ora che i problemi non risolti si sono accumulati e ci sono tante scadenze internazionali.Francesco Forte
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