«Eubiosìa significa dignità della vita È la priorità di Ant»

Il fondatore Pannuti: «Spero che presto potremo mandare, a chi ha bisogno, persone che facciano la spesa e aiutino a preparare i pasti»

Eubiosìa è un neologismo, di chiara origine greca, ma del quale è inutile cercare il significato sul vocabolario. Lo ha coniato il professor Franco Pannuti per definire lo spirito che anima l'Ant, l'associazione che ha fondato nel lontano 1978, a Bologna, per assistere i malati di tumore a domicilio, associazione oggi guidata dalla dinamica figlia Raffaella. «Eubiosìa significa dignità della vita, con amore, dalla nascita fino all'ultimo respiro», ci dice il professore, che precisa: «Non ci sono ideologie dietro a questa concezione, perché è nella natura dell'uomo la volontà di vivere con dignità sino alla fine». Oggi ottantatreenne, bolognese doc (talvolta usa espressioni in dialetto petroniano per dare più incisività a un concetto), il professor Pannuti ha diretto il primo Istituto di Oncologia dell'Ospedale Sant'Orsola di Bologna aperto nel 1974, allora il più grande d'Italia, rimanendone primario fino al 1996.

«L'idea di assistere i malati di tumore a domicilio - non chiamateli terminali, io di terminali conosco solo quelli dei computer - mi è venuta dopo aver assistito con amore mio nonno a casa mia, con mia moglie, i miei figli e il mio cane, un'esperienza che mi spinse a cercare di offrire questa possibilità ad altri», racconta Pannuti. Fondare l'Ant non fu facile, «perché - ricorda - nessun ente fu disposto ad aiutarmi e allora cominciai a raccogliere personalmente i fondi necessari per partire; i soldi sono un'arma molto efficace contro il cancro, ed è grazie a essi, alle donazioni, al finanziamento che riceviamo dallo stato (soltanto il 17% dei fondi investiti ogni anno, ndr ) che oggi possiamo festeggiare i “tre centomila”: 100mila persone assistite fino a oggi, 100mila visite a domicilio ogni anno, 100mila persone che hanno scelto di donare il 5 per mille all'Ant».

Da questo canale arrivano infatti 3 milioni l'anno, una cifra che colloca l'Ant al 10° posto a livello nazionale tra gli oltre 35mila soggetti autorizzati a ricevere il 5 per mille. Sono 21 milioni i fondi su cui Ant può contare quest'anno e con questi fondi i 400 tra medici, psicologi e infermieri, oltre ai 2mila volontari («spero che presto saremo in grado di mandare a chi ne ha bisogno persone che facciano la spesa e aiutino a preparare i pasti», precisa Pannuti) dell'Ant assistono i sofferenti nelle proprie case alleviando in certi casi la solitudine («la più grande alleata della sofferenza, quella che può spingere il malato a desiderare di morire», afferma con antica saggezza il professore) oppure fornendo alla famiglia un supporto professionale che si trasforma in uno straordinario rapporto di familiarità con chi vive insieme al malato. «Negli ospedali l'assistenza è di tipo industriale, la persona è semplicemente un paziente come gli altri e, d'altronde, non potrebbe essere altrimenti - spiega Pannuti -: l'assistenza a domicilio fornita dall'Ant è invece di carattere artigianale, assolutamente personale perché fornita, a chi soffre, nel suo ambiente». Anche i costi parlano a favore dell'attività di Ant, perché il costo di un'assistenza giornaliera è di 30 euro contro i 600-1.000 euro delle stesse cure erogate in ospedale. «E poi mi chiedono perché non ho fondato un Hospice! - esclama Pannuti - quando cominciai a raccogliere i primi fondi si mormorò addirittura che volessi farmi una Casa di cura privata e invece la nostra sede, che abbiamo costruito senza interrompere un istante l'assistenza, l'abbiamo inaugurata soltanto 10 anni fa; è qui che svolgiamo la nostra attività di prevenzione dei tumori con oltre 20mila visite l'anno e anche qui vogliamo che le persone si sentano tra amici fin dal primo momento: non c'è, a riceverle, l'accettazione come negli ospedali, ma l'accoglienza». L'assistenza pediatrica a domicilio, la più delicata, anche per i familiari, è iniziata dieci anni fa e ora sta per partire il progetto «Posso stare a casa» dedicato ai piccoli malati e sostenuto dalla Fondazione Just Italia, onlus della filiale italiana dell'omonima azienda svizzera di cosmetici, che ha raccolto 300mila euro.

«I fondi, i soldi, sono indispensabil - conclude Pannuti - ma io ho fede nella Provvidenza, lo dissi una volta anche al Cardinale Biffi, il nostro arcivescovo, e lui mi rispose: “Pannuti, ci conti per un 40%, per il resto ci pensi lei!”».

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