Flat tax: ecco la verità

Salvini la resuscita ma è soltanto una manovra elettorale. Per farla veramente deve tornare con il centrodestra

Flat tax: ecco la verità

Ci risiamo, puntuale come un orologio svizzero in campagna elettorale arriva l'impegno ad abbassare le tasse. A quaranta giorni dal voto Matteo Salvini rispolvera l'operazione flat tax - la «tassa piatta» per tutti al venti per cento - già caposaldo della campagna elettorale del centrodestra delle ultime Politiche. Non che la cosa ci dispiaccia, anzi. Ma non possiamo nascondere un certo disagio e una lieve sensazione di essere presi per i fondelli. Ha avuto un anno di tempo, Salvini, per incardinare la riforma fiscale per cui molti italiani, non solo leghisti, lo avevano votato. Non lo ha fatto e nonostante le suppliche degli ex alleati ha preferito buttare soldi nel reddito di cittadinanza e in Quota cento. I risultati sono lì da vedere: crescita sotto zero, debito alle stelle, grandi opere al palo e tutto il resto che ben sappiamo.

Ora che la cassa è vuota riappare una flat tax che sa molto di specchietto per le allodole, meglio dire per gli allocchi. «Votatemi e vi abbasserò le tasse», dice il vice primo ministro sorvolando sul fatto che non ci sono più i soldi ma soprattutto che i suoi amici Cinque Stelle, con i quali pensa di governare per i prossimi quattro anni, di fare questa operazione non vogliono sentire parlare.

Se davvero Salvini è convinto che in quanto ad alleanze politiche «un conto è il livello locale altro è quello nazionale» sia coerente e si metta il cuore in pace: avremo regioni di centrodestra potenzialmente ben amministrate se solo non dovessero fare i conti con i fallimenti del governo gialloverde centrale, soprattutto quelli in campo economico e infrastrutturale. Dov'è la Tav, dov'è l'autonomia fiscale di Veneto e Lombardia, acquisite a parole ma archiviate nei fatti?

La verità è che sui temi economici, che sono il motore di un paese, il programma elettorale del centrodestra, e quindi anche della Lega, è stato totalmente sconfessato. E non c'è motivo di pensare che - stante le cose - si possa invertire la rotta.

Se non azzerando tutto con un sano passaggio elettorale e ripartendo con una maggioranza omogenea - il vecchio centrodestra - che secondo tutti i sondaggi già esiste ed è a portata di mano. Insistere con bugie e promesse elettorali irrealizzabili non porterà da nessuna parte. Qui di «piatto» all'orizzonte non c'è nessuna tassa ma solo l'elettroencefalogramma di questo governo.

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