Sono venticinque le condanne richieste dai giudici della direzione distrettuale antimafia di Foggia, Lidia Giorgio e Federico Perrone Capano, a carico degli imputati del processo "Decima Azione" che si sta celebrando con rito abbreviato a Bari. Nella decisione dei pubblici ministeri le pene oscillerebbero dai quattro ai diciotto anni per un totale di trecento anni.
Alla sbarra, come si legge sul quotidiano locale "FoggiaToday", i vertici della mafia foggiana (detta anche "la Società foggiana" o "la quarta mafia", ndr) finiti in manette a novembre del 2018. Le accuse sono, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsioni e rapine aggravate, detenzione illegale di armi e tentato omicidio.
Come scrive Andrea Tundo sul giornale on line "Il Fatto Quotidiano", esisteva un vero e proprio tariffario in merito alle estorsioni. Venivano chieste cinquanta euro per ogni funerale a chi gestisce una ditta di onoranze funebri e centinaia di migliaia di euro sarebbero stati estorti a chi apriva un cantiere edile. Non solo, in alcuni casi gli imprenditori locali dovevano versare il cinque per cento del proprio bilancio nelle casse della "Società". Sono questi i dati emersi dall'inchiesta partita nel novembre 2018 che ha colpito i clan di Foggia Moretti-Pellegrino-Lanza e Sinesi-Francavilla.
E ancora, dall'inchiesta è anche emersa la presenza di un vero e proprio "libro mastro", ritrovato dagli investigatori coordinati dalla Dda di Bari guidata dal procuratore Giuseppe Volpe, con l’elenco di chi pagava e dalle intercettazioni telefoniche si capisce il modus operandi degli imputati al processo "Decima Azione".
Le ultime vittime di questo sistema criminale organizzato sono due fratelli, Luca e Cristian Vigilante, che hanno subito due attentati dinamitardi solo nelle prime settimane di questo nuovo anno. Ad essere colpita la loro cooperativa a capo del centro polivalente per persone anziani autosufficienti "Il sorriso di Stefano".
Come si legge nell'ultima relazione semestrale della Dia al Parlamento, nella provincia di Foggia, "il forte legame dei gruppi criminali con il territorio, i rapporti familistici di gran parte dei clan e la massiccia presenza di armi ed esplosivi favoriscono un contesto ambientale omertoso e violento". Secondo la Dia, nella mafia del capoluogo dauno "si configura una tendenza al superamento di quelle forme di instabilità e conflittualità tipiche della camorra campana, cui la mafia foggiana è legata per ragioni di criminogenesi, per protendere verso nuovi assetti organizzativi, più consolidati e fondati su strategie condivise, emulando in tal modo, anche in un'ottica espansionistica, la 'ndrangheta". Nella stessa relazione si parla di "un'area grigia punto di incontro tra mafiosi, imprenditori, liberi professionisti e apparati della pubblica amministrazione. Una "terra di mezzo" dove affari leciti e illeciti tendono a incontrarsi, fino a confondersi".
E anche in virtù di quest'ultima relazione, domani, lunedì 19 gennaio, arriveranno i rinforzi annunciati dal ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, dopo l'escalation criminale registrata a Foggia, all'inizio dell'anno. Venti gli agenti della polizia di Stato che andranno a rinforzare i servizi di controllo del territorio e di scorta. Si tratta di una vera e propria task force della direzione distrettuale antimafia.
A renderlo noto la questura del capoluogo dauno. "Si tratta di poliziotti di esperienza, provenienti da altre province - si spiega in una nota - alcuni dei quali appositamente specializzati nell'espletamento di servizi particolarmente delicati, come quelli a tutela delle persone sottoposte a protezione personale per avere denunziato la mafia ed il racket delle estorsioni".
I nuovi agenti lavoreranno, fianco a fianco, con gli altri colleghi della questura di Foggia e saranno impiegati nell'azione di prevenzione e di repressione dei reati in città. Aumenteranno, pertanto, i posti di controllo sul territorio e vi sarà un rafforzamento dei servizi posti a tutela della collettività.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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