La Gdf sequestra 25 milioni all'imprenditore "indigente"

Si sarebbe servito di una rete di prestanomi, sotto sequestro case, società, terreni riconducibili a un 50enne di Agropoli nel salernitano

La Gdf sequestra 25 milioni all'imprenditore "indigente"

Quell'imprenditore aveva dichiarato redditi che lo ponevano giusto un po’ più su della soglia di povertà ed era stato destinatario di alcune misure preventive a causa di una vecchia inchiesta, ma continuava a gestire un autentico impero grazie ai prestanome. La Guardia di Finanza però gli ha sequestrato il tesoro da 25 milioni di euro.

Il blitz delle fiamme gialle è avvenuto ai danni di un imprenditore di Agropoli, in provincia di Salerno. L’uomo, che già in passato era stato sottoposto a misure patrimoniali preventive, è accusato di aver usufruito di una vasta rete di prestanome (tra cui i suoi stessi familiari) per gestire quello che, per gli inquirenti, era il suo reale patrimonio.

Sotto i sigilli sono finite ben sei società edili e due rivendite d’automobili e alcune quote di un ristorante. Ma non è finita qui: il sequestro, infatti, ha riguardato una grossa quantità di beni immobili. Nel mirino degli inquirenti sono finiti ben nove cantieri ancora aperti e centinaia di terreni e unità abitative che quell’imprenditore avrebbe gestito appoggiandosi ai suoi prestanomi.

Dai controlli effettuati sulle dichiarazioni dei redditi, poi, è venuta fuori la sproporzione rispetto agli introiti dichiarati. Al Fisco aveva comunicato di aver guadagnato poche migliaia di euro. Ma per le fiamme gialle le sue attività e il suo giro d’affari era di proporzioni ben maggiori.

Così è stato eseguito dalla polizia tributaria il decreto di sequestro emesso dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Vallo della Lucania.

I primi guai per quell’imprenditore risalgono a quattro anni fa quando, nel 2013, fu interessato da alcuni provvedimenti giudiziari relativi a un’inchiesta per usura ed estorsione in cui erano coinvolte, a vario titolo e in differenti

posizioni, anche altre persone. E sarebbe stato proprio per eludere quelle misure che il 50enne avrebbe messo su la rete di prestanomi che gli consentiva - stando agli inquirenti - di continuare a gestire il suo patrimonio.

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