Coronavirus

Sui vaccini non c'è più tempo. "Aprile decisivo, cosa accadrà"

Il generale ha parlato del piano vaccinale, delle priorità, delle discussioni avute con le Regioni e di casi di nepotismo

Sui vaccini non c'è più tempo. "Aprile decisivo, cosa accadrà"

Il generale Francesco Paolo Figliuolo ormai da un mese si trova impegnato nella guerra alla pandemia, contro un nemico invisibile e subdolo: il Covid-19. Intervistato dal Corriere, ha spiegato di aver trovato un Paese che vuole uscire velocemente da questa situazione e che ormai ha capito di dover mettere in sicurezza prima di tutti gli anziani e le persone vulnerabili.

Figliuolo: "Chi deve essere vaccinato con priorità"

Anche se inizialmente dei dubbi in proposito vi erano stati. Ma “la svolta sta nel piano strategico del ministero della Salute condiviso con la struttura commissariale: abbiamo messo un punto fermo su chi deve essere vaccinato in priorità. Adesso è stato recepito dai presidenti di Regione e dai loro responsabili sul territorio per le vaccinazioni” ha tenuto a dire Figliuolo. Proprio le Regioni hanno avuto in un primo impatto seri problemi nell’affrontare la campagna vaccinale, fino a essere riprese dal premier Mario Draghi e accusate dallo stesso generale di nepotismo. “C’è stato un combinato disposto: da una parte la pandemia, infida e poco nota, soggetta a rivisitazioni su come agire; dall’altra il primo piano vaccinale, dove si parlava di categorie essenziali poco declinate, al di là di forze armate e forze dell’ordine, insegnanti e sanitari, lasciava molto spazio a ciò che diventa... l’italica inventiva” ha spiegato Figliuolo sottolineando però di non dover giustificare quanto avvenuto. Ha però asserito di capire l’atteggiamento tenuto da alcune Regioni, ammettendo di aver lui stesso ricevuto diverse sollecitazioni arrivate da ordini professionali che si consideravano essere essenziali. E dato che il piano vaccinale precedente non era declinato, tali aspirazioni erano legittime. In seguito, come ha ricordato, è arrivato anche il problema riguardante il vaccino AstraZeneca che era stato bloccato dall’agenzia regolatoria. Quando è tutto rientrato, delle Regioni hanno pensato: “Ho AstraZeneca, lo posso fare solo ad alcune tipologie, ci sono i servizi essenziali, li allargo”. In seguito alle raccomandazioni dello scorso 10 marzo, con un piano vaccinale molto chiaro, tali atteggiamenti non ci possono più essere.

Il suo piano è una sintesi di tutti gli altri

Come sottolineato dal generale, c’è una tabella delle priorità. E a questo proposito ha rivolto un ringraziamento al ministro della Salute Roberto Speranza che ha declinato le categorie dei fragili. A questo punto non ci sono scuse, ogni abuso è cercato e voluto. E su qualche caso di nepotismo, Figliuolo è stato chiaro: “Io non so come uno possa dormire la notte sapendo che avrebbe potuto salvare una vita e invece ha dato il vaccino all’amico. Lo trovo inqualificabile. Le liste di riserva devono essere in analogia col piano vaccinale: con gli ottantenni, poi i settantenni... non è che fai venire tuo cugino dicendo aspetta che ti vaccino con la sesta dose che rimane”. Quello che vuole comunque fare è cercare sempre di smorzare le polemiche perché, ha spiegato, gli italiani sono bravissimi a lavorare da soli ma non in squadra. Il generale ha definito il suo piano vaccinale come la sintesi di tutti gli altri piani regionali e si è detto contento di averlo fatto per i concittadini, nonché di essere stato chiamato dal presidente Draghi che considera un numero uno. Ha tenuto a dire che oltre alle Regioni, il suo alleato è l’ingegnere Fabrizio Curcio, capo della Protezione civile. Persona che gli sta dando una grande mano e che già aveva conosciuto in altre emergenze, e con il quale sarebbe adesso nata un’amicizia.

Alla domanda del giornalista su quale sia il punto debole, Figliuolo ha spiegato che è importante incalzare affinché Big Pharma onori gli impegni. Inoltre, “sui territori ci sono cose da migliorare, ma andarci crea tensione positiva tra i responsabili dei piani vaccinali. I confronti che ho avuto, a volte anche accesi, sono sempre stati costruttivi. Ho avuto interlocutori sul pezzo”. E sta in questo caso parlando delle Regioni, dalla Lombardia, alla Calabria, alla Sardegna. Ognuna con caratteristiche diverse. “La moral suasion magari su tre commissari Asl, un sindaco e un presidente di Regione, senza pensare al ritorno per ognuno, provoca riposte responsabili da tutti. Andando in giro con Curcio si mettono insieme associazionismo, protezione civile, Difesa, medici, infermieri”. E le task force secondo Figliuolo servono eccome, perché danno l’idea che lo Stato arrivi proprio dove ci sono i più fragili.

La macchina è finalmente partita

Il generale ha poi ricapitolato quanti punti vaccinali ci siano adesso in Italia, dopo essere partiti alla fine di febbraio con 1.500. Il numero è arrivato ora a 2.066. E si parte dal punto vaccinale in un presidio sanitario fino all’hub da 50 linee di vaccinazione. Il piano vaccinale prevede sia l’approvvigionamento che la distribuzione, verifica inoltre i fabbisogni e la capillarizzazione. Quello che non deve assolutamente accadere è che vi siano i vaccini ma nessuno che li somministri. Il numero delle inoculazioni crescerà fino ad arrivare all’obiettivo di 500mila al giorno nell’ultima settimana di aprile. Questo è infatti il mese ritenuto decisivo: “Tra due settimane staremo a 300 mila dosi al giorno. Ad aprile si incrocia un consistente arrivo di vaccini con la verifica delle capacità dei vaccinatori e dei punti di vaccinazione. Se il sistema regge, e mi porta ad avere 500 mila vaccinazioni al giorno a fine mese, a fine settembre chiudo la campagna”.

Un aiuto potrà arrivare anche dai privati. Sono infatti già stati censiti 420 siti produttivi che possono entrare in campagna vaccinale, e sono stati offerti da Confindustria, aziende, Coni. Ovviamente ne sono stati controllati i requisiti. Prima di poter vaccinare i lavoratori in sede, come ha spiegato Figliuolo, devono essere messi in sicurezza i soggetti che hanno una maggiore probabilità di esito negativo per questo virus. Solo in quel momento si comincerà a vaccinare in parallelo, probabilmente dalla fine di maggio. Secondo il generale un passaporto vaccinale sarebbe importante e i ministri competenti starebbero lavorando a un green pass di natura europea. Equilibrio, buonsenso e pragmatismo sono poi fondamentali per prendere le decisioni riguardanti aperture e chiusure. Un segnale di speranza arriva proprio dalle scuole aperte dopo Pasqua. Vaccineremo di più.

E tornare sui banchi sarà sempre più sicuro per i nostri figli e i nostri nipoti”.

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